Genova – Si infiamma il dibattito sul celebre “cagnolino della cattedrale di San Lorenzo” dopo le esternazioni di Giacomo Montanari, storico e ricercatore dell’Arte genovese e direttore scientifico dei Rolli Days. Il ricercatore ha infatti sbugiardato la leggenda metropolitana, tramandata da secoli, secondo cui il cagnolino intagliato nella pietra di una delle colonne della cattedrale di San Lorenzo, monumento simbolo della città, sarebbe stato realizzato da un maestro scalpellino rattristato dalla morte del suo cane.
“Da anni – ormai – scrive Montanari sulla pagina Facebook “Genova è Cultura” – ci sorbiamo su tutti i gruppi, gruppini, gruppetti sui social o addirittura da parte di sedicenti “associazioni culturali” e persino (ahimè) da chi si professa “guida turistica” o depositario dei “segreti” della città la BUFALA del “cagnolino dello scultore della Cattedrale”.
“La povera bestia – spiega Montanari – effigiata ad alto rilievo, nel marmo della facciata di San Lorenzo, secondo la versione più pervicace (ma ne esistono plurime) sarebbe morta durante i lavori e l’artista lo avrebbe perciò eternamente ricordato nella pietra. Peccato che, a pochi passi dalla Cattedrale, in quello che un tempo era il chiostro del convento di Sant’Andrea, oggi ricostruito vicino a Porta Soprana, si trovi un cagnolino identico. Ohibò! La mortalità dei cani (e dei cani degli scultori assai affezionati) era dunque così alta?”.
Lo studioso genovese cerca di chiarire il “mistero” con una spiegazione più semplice
“Le raffigurazioni zoomorfe, antropomorfe e fitomorfe – scrive – specie se fantasiose e bizzarre, sono un motivo tipico dell’arte del XIII secolo. Nulla di strano, dunque, a trovar capitelli e peducci in forma di cagnolini e via dicendo. Mi direte…e perché te la prendi tanto?
Montanari si arrabbia perché, spiega, “a forza di raccontare questa (falsa) storia, oggi il cagnolino sta morendo davvero, cancellato dalla mani dei cretini che lo accarezzano per dire “l’ho trovato!” o perché “porta bene”.
“Un danno – prosegue lo studioso – credo irreparabile, che la cattiva divulgazione di molti che si credono “dotti” o geni del marketing hanno e avranno sulla coscienza”.
Le esternazioni di Montanari hanno suscitato non pochi “mal di pancia”, specie tra gli appassionati di leggende e storie legate alla città di Genova.
La “storia” del cane di pietra è raccontata da tempo immemorabile e si fa fatica ad accettare che si tratti di una bufala.
Tutti d’accordo, invece, sull’appello a non toccare il cagnolino che sta scomparendo per l’usura e l’insensibilità di chi dovrebbe provvedere.
C’è chi propone di installare una “teca” a protezione della piccola figura e chi invece suggerisce di modificare la storia insinuando che porti sfortuna toccarlo.
Il dibattito sulla questione prosegue sui social