Genova – Luca Delfino è arrivato questa mattina, poco dopo le 7, alla Rems di Pra’.
Ad accompagnarlo, scortato, la polizia penitenziaria che poi lo ha consegnato alla struttura dove resterà per sei anni e mezzo per un percorso di recupero psichiatrico che ne dovrebbe fare un libero cittadino una volta scontata la pena ed esaurito il percorso di riabilitazione.
L’arrivo di Delfino ha scatenato la protesta dei residenti che da settimane ripetono di aver paura per il rischio di evasione da una struttura, quella di Villa Caterina, considerata inadeguata per ospitare un omicida violento che ha massacrato a coltellate, per strada, la sua ex fidanzata ed è stato sospettato (e poi scagionato) per l’omicidio di un’altra sua ex compagna.
Delfino ha un passato difficile, fatto di sofferenza per la morte per suidicio della madre e di abbandoni ma per l’opinione pubblica resta “l’assassino delle fidanzate” per il brutale omicidio, con ben 40 coltellate, dell’ex compagna Antonella Multari, a Sanremo ma anche per quel coinvolgimento nelle indagini per la morte di un’altra sua ex fidanzata trovata morta in un vicolo del centro storico, uccisa con un coccio di bottiglie.
Le immagini di una lite, poco tempo prima dell’omicidio, con l’ex Delfino e altri particolari “sospetti” non hanno portato all’imputazione e il barista genovese è uscito dalle indagini ma non dai sospetti dell’opinione pubblica.
Ora ci si domanda come sia possibile che una persona comunque riconosciuta “socialmente pericolosa” possa essere trasferita in una struttura priva di misure di sicurezza paragonabili a quelle di un carcere e dove i residenti denunciano continue evasioni.