Genova – Sembra incredibile ai giorni nostri ma ci fu un tempo in cui, fuori dai negozi e dalle attività, si poteva trovare un cartello appeso con scritto “vietato ai cani e agli italiani”. Di quei tempi cupi, con molte analogie con quanto avviene ai giorni nostri ai Migranti si occupa la mostra al Museo dell’Emigrazione Italiana (MEI), fino al 24 settembre, la mostra “Vietato ai cani e agli Italiani”.
Al Cinema Sivori invece, fino a mercoledì 20 settembre si proietta il film d’animazione “Manodopera”.
“Vietato ai cani e agli italiani”, l’esposizione presentata per la prima volta al Festival International du Film d’Animation d’Annecy, che propone 7 “valigie” contenenti alcuni personaggi e scenografie del film “Manodopera”, in programmazione al Cinema Sivori fino a
mercoledì 20 settembre. Con il biglietto del film ingresso ridotto a € 5.00 al MEI e alla mostra. Il costo della proiezione al cinema Sivori è di € 3.50.
Alain Ughetto nella sua opera ha voluto rievocare la storia della sua famiglia nel contesto dei grandi movimenti migratori dei primi del ‘900.
La speranza di una vita migliore spinse infatti il nonno Luigi Ughetto e sua moglie Cesira a varcare le Alpi e a trasferirsi con tutta la famiglia in Francia. La vera storia d’emigrazione della famiglia Ughetto è protagonista del film “Manodopera”, che a sua volta ha dato origine alla mostra “Vietato ai cani e agli italiani”.
La storia degli Ughetto è simile a quella di tanti altri emigranti. Luigi e Cesira, i nonni del regista, agli inizi del Novecento partono con tutta la famiglia da un paese alle pendici del Monviso, per cercare lavoro in Francia. Trovano un ambiente ostile, in cui per sopravvivere devono dimenticare le loro origini. Gli italiani avevano enormi difficoltà a essere accettati. Sulla porta dei negozi non era raro leggere il cartello “Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”.
Così gli Ughetto, per sopravvivere, diventano più francesi dei francesi e in casa
smettono di parlare la lingua madre, anche se continuano a cucinare gnocchi e polenta. Cesira nasconde la sua storia ma continua ad acconciarsi come sempre, attorcigliando i capelli con un italianissimo chignon.
Mentre intorno a loro la storia avanza con la prima guerra mondiale, l’influenza spagnola e il fascismo, la loro preoccupazione è che i figli studino e possano contare su una vita migliore.
«Nella mia famiglia – racconta il regista – quando eravamo seduti a tavola, mio padre raccontava sempre che in Piemonte c’era un paese chiamato Ughettera, dove tutti gli abitanti avevano il nostro stesso cognome. Alla sua morte ho deciso di andare a controllare e, con mia grande sorpresa, ho scoperto che era vero. Con quella ricerca, nove anni fa, è
iniziata la storia di questo film, grazie al quale ho fatto pace con il mio passato».
Il titolo “Manodopera” si riferisce all’abilità manuale degli Ughetto, propria di chi sa lavorare la materia per costruirsi da solo quello che gli serve, una qualità che Alain eredita e trasferisce nella tecnica di animazione che usa per realizzare le sue storie, lo stop motion con cui una serie di scatti fotografici si trasformano in un video.
Il film, presentato alla 75ͣ edizione del Locarno Film Festival, ha vinto il Premio per il Miglior Film di Animazione agli European Film Awards 2022 e il Premio della Giuria al Festival Internazionale del Film d’Animazione di Annecy 2022.