Genova – In molti credono che sia una leggenda metropolitana ma c’è stato davvero un tempo, neanche troppo lontano, in cui un leone ha vissuto per anni nel giardino di una villa di via Piantelli, nel quartiere di Marassi.
In molti ricordano di averlo sentito ruggire ma in pochi lo hanno visto davvero eppure Vinicio, questo il nome del leone, è esistito davvero.
Qualcuno rammenta la storia, raccontata a lungo, di un circo che passava da Genova e di un vecchio leone ceduto ad un meccanico della zona che si era intenerito alla storia dell’animale che non riusciva più a viaggiare ma i bene informati sanno che la storia è tutt’altra.
Vinicio era arrivato nel giardino della villa di via Piantelli, quella che sovrasta corso De Stefanis davanti al Mirto, quando questa era poco più di un rudere e ospitava nelle vicinanze un’officina molto conosciuta ed apprezzata. Il proprietario era venuto in possesso dell’animale quando questo era poco più di un gattone e lo aveva messo a crescere insieme ai suoi due cani. Questi lo hanno allevato come fosse un cucciolo fino a quando l’animale della savana ha mostrato di essere quello che era e non esattamente un micione.
A quel punto Vinicio era stato affidato ad uno dei dipendenti che, in determinati orari lo faceva uscire in giardino e l’animale lanciava dei ruggiti che si potevano ascoltare in tutto il quartiere.
Erano gli anni 80 e le normative sulla detenzione degli animali erano un pò (tanto) meno restrittive rispetto alla possibilità di allevare animali ora protetti e così il leone è rimasto a lungo nel giardino e la maggior parte di chi era bambino all’epoca ricorda il suo ruggito e i tentativi, fortunatamente riusciti solo a pochissimi, di vedere Vinicio.
Non si ha memoria (al momento) della fine del leone ma nel quartiere di Marassi lo ricordano in molti e chi crede che fosse solo una leggenda deve ricredersi perché Vinicio è esistito davvero.
Sulla pagina Facebook di “Sei di Marassi se” il figlio del proprietario ricorda i fatti:
“Quando vinicio arrivò era piccolo come un gatto,mio padre la prima sera lo portò a casa con la sua apetta 50, all’epoca si potevano detenere questi tipi di animali,per precisione si poteva farne richiesta sino al 96.
Mio padre ricordo che fece di tutto per fare si che crescesse nel migliore dei modi.
Di tanto in tanto chiedeva consigli ad altre due persone che possedevano animali del genere nei dintorni,uno era un ristorante nell’entroterra di Chiavari e uno era al passo della scoffera.
Vinicio cresceva una meraviglia.
Ricordo tanti aneddoti.
Un giorno Vinicio inizio a giocare con una pentola di acciaio inossidabile,con il fondo spesso,la ridusse uno scolapasta,mio padre ricordo che non credeva ai suoi occhi.
Un altro giorno,vedemmo Vinicio sdraiato nel cortile,si leccava una zampa…
Si era infilzato un chiodo ,era del divano di pelle che divenne la sua cuccia.
Mio padre provò a cercare un veterinario ma senza successo.
Allora da solo cerco di immobilizzare Vinicio perché temeva una reazione al dolore, tirò via il chiodo e in un attimo fu sbalzato lontano dallo strattone che diede Vinicio,che per fortuna subito capi ed andò di corsa da mio padre a fargli le fusa.
Mio padre era l’unico che poteva gestirlo,l’unico che entrava in gabbia,l’unico che non aveva paura,lo crebbe come un padre e tra loro c’era un rapporto bellissimo.
Ad un certo punto mio padre stette male,subito si penso ad un colpo preso proprio mentre giocava con Vinicio,stette in ospedale per poco la prima volta,ma già in ditta ci furono problemi con la gestione di Vinicio.
E dopo poco mio padre tornò a stare male,molto male,tanto che stette quasi un anno in ospedale ed a quel punto Vinicio fu affidato ad un mini zoo che era stato aperto ai Camaldoli,forse qualcuno lo ricorda,c’era anche un ristorante.
Ricordo che appena possibile quando mio padre riprese un po’ di forze dopo una delicatissima e complicata operazione,volle andare a trovarlo…
Posteggiammo nel parcheggio e mi ricordo che disse a me e mia mamma:”guardate”
Tiro’ un fischio e…
Dei ruggiti struggenti squarciarono il cielo,mio padre piangeva come un bambino e ci disse:” non si è dimenticato di me!”
Mio padre si presentò al proprietario e chiese il permesso di avvicinarsi al recinto,li successe un’altra cosa che ci impressionò.
Vinicio era stato messo con altri Leoni che per curiosità si avvicinarono ma lui per gelosia li scacciò combattendo ferocemente e poi lui e mio padre stettero tutto il pomeriggio a farsi le coccole….
Mio padre tornò in forma e Vinicio in via piantelli ma da lì a poco la ditta chiuse e poi fu portato in uno zoo dove andammo a trovarlo più volte.
Vinicio è morto di vecchiaia parecchi anni dopo.
(nella foto il leone Kimba fuggito dal circo a Ladispoli)