Genova – Si rafforza di ora in ora la protesta di Comitati e Associazioni del Ponente genovese per l’arrivo, nel porto di Genova Pra’ della nave semiaffondante Tronds Barge 33 che risulta essere l’imbarcazione che trasporterà gli enormi cassoni in cemento necessari alla costruzione della nuova diga foranea.
Un arrivo che ha suscitato forte choc per il timore di un possibile cambiamento negli accordi per la realizzazione dei cassoni a Vado Ligure – dove peraltro altri comitati ed associazioni protestano parimenti.
La decisione sembra stata presa ma gli enti che gestiscono la maxi commessa non hanno mai formalmente riunciato all’ipotesi di realizzare parte del materiale anche al sesto modulo del Porto di Pra’, più o meno davanti a Pegli. Una opzione che sembra sempre meno improbabile visto il grosso ritardo nell’avvio dei lavori e il ribadito annuncio di “fine lavori” entro il 2026.
Il ritardo di 7/8 mesi potrebbe essere determinante nella scelta di opzionare anche la sede genovese per un “doppione” del cantiere di Vado Ligure o, almeno, questo è quello che temono ora Comitati e Associazioni che hanno organizzato le grandi proteste dei mesi scorsi.
Dopo l’arrivo della maxi nave auto-affondante sono scattate le chiamate, le domande e, al momento la risposta ufficiale sembra essere che la Tronds Barge 33 è arrivata dal Portogallo per alcuni lai dubbi restano e in attesa di un pronunciamento ufficiale è ripartita la campagna preparatoria a nuove mobilitazioni di protesta.
La grande imbarcazione dovrebbe fare la spola tra Vado Ligure e Genova con gli enormi cassoni di cemento realizzati nello scalo savonese ma nulla al momento vieta che, mentre nel cantiere di Vado si costruiscono alcuni pezzi, altri non possano essere costruiti a Genova. Dal punto di vista di chi deve lavorare in fretta l’opzione è tutt’altro che negativa e la nave, una volta trasportato un primo cassone da Vado a Genova potrebbe ben trasportare un altro “pezzo” realizzato in un secondo cantiere con risparmio di tempo e denaro (il nolo nave pare costi 10mila euro al giorno).
Una eventualità, tuttavia, che farebbe insorgere il ponente genovese che ha già diostrato di essere molto coeso nel rispondere negativamente all’opzione di un cantiere davanti a Pegli.