Tiglieto (Genova) – Il grande clamore mediatico per l’annuncio della vendita dell’Abbazia di Tiglieto potrebbe aver cambiato il destino della prima Badia cistercense d’Italia ma appassionati e cittadini chiedono trasparenza e una presa di posizione chiara rispetto alle tante voci diffuse anche da Media più inclini a “fare da pompieri” che ad informare.
Se la possibilità che il bene venisse venduto senza che nessuno ne venisse informato è infatti tramontata grazie ai tanti articoli giornalistici, ora resta da capire come il destino della Badia fondata nel XII secolo potrà passare di mano, da un privato ad un altro, garantendo la fruizione pubblica pur con un esborso che facilmente si conterà in milioni di euro.
Un dubbio che molti, a Tiglieto come altrove, hanno e mantengono nonostante le tante rassicurazioni diffuse a mezzo Stampa ma senza che sia stata scritta una sola riga “nero su bianco”.
E se affidabili esperti d’arte come Giacomo Montanari, professore universitario e coordinatore del Tavolo della Cultura del Comune di Genova e “nume tutelare” di progetti culturali come i Rolli Days, ha subito puntato il dito su quanto rivelato da LiguriaOggi.it – ovvero l’idea di creare un eliporto accanto all’Abbazia, non sono pervenute le prese di posizione di chi, con norme e vincoli, potrebbe fissare paletti insormontabili per arginare qualunque folle progetto per trasformare un bene di tutti, il cui restauro è stato finanziato con fondi pubblici (fondi regionali PAR-FAS) concessi dall’allora assessore regionale allo Sviluppo Economico Edoardo Rixi e che potrebbero avere dei precisi vincoli d’utilizzo pena la necessità di restituzione.
Come si legge nell’articolo pubblicato da LiguriaOggi.it : “Nel 1996, verificata l’ipotesi di un ritorno dei monaci e di una possibile riapertura del monastero, la proprietà ha stipulato un comodato d’uso (90 anni complessivi) con il Comune di Tiglieto, la ex Provincia di Genova, la Regione Liguria e l’Ente Parco del Beigua.
La stessa Provincia, grazie ad un forte investimento della Fondazione Carige, erogato in tre tranche, ha curato il risanamento statico ed il restauro della chiesa, della sala capitolare, le abitazioni per i monaci, il “locutorium”, ossia un locale di passaggio tra il chiostro e il parco, l’ampliamento delle coperture della stalla, l’adeguamento a foresteria di alcuni locali nonché locali adeguati per la preparazione e il confezionamento di prodotti interamente curati dai monaci.
Successivamente, grazie ad altri investimenti comunali, regionali e dell’Ente Parco sono stati sistemati l’area a parcheggio e ristoro a servizio della Badia e completate le opere impiantistiche.
Gli interventi completati nell’estate 2016 fanno invece riferimento ad un finanziamento di cui ai fondi del Programma Attuativo Regionale PAR-FAS, dedicato al patrimonio culturale ed attuato con un cofinanziamento della proprietà, ovvero della Marchesa Camilla Salvago Raggi.
I lavori – realizzati dal Parco del Beigua, in qualità di ente attuatore e beneficiario del contributo – hanno comportato sostanzialmente la sistemazione e la ricomposizione del chiostro e degli affacci che lo caratterizzano, oltre a ridefinire e completare le precedenti azioni di recupero.
In particolare sono stati effettuati il restauro delle fondazioni del peristilio del chiostro; il restauro dei prospetti est e sud ex area chiostro; il risanamento del manto di copertura ala est e parziale ala sud; gli interventi di consolidamento, nonché il completamento della foresteria”.
L’abbazia cistercense di Santa Maria alla Croce di Tiglieto, meglio conosciuta come “Badia”, fu fondata da monaci provenienti da La Fertè nel 1120, dando origine alla prima comunità cistercense in Italia.
Dal 1648 è di proprietà della famiglia Raggi che ha provveduto a conservare il sito e l’ambiente naturale circostante.
Il complesso, infatti, ubicato al confine tra Liguria e Piemonte, all’interno del Parco del Beigua, costituisce un “unicum” dal punto di vista storico, architettonico e paesaggistico essendo situato al centro della conca montuosa attraversata dall’Orba, ad oggi ancora fortemente caratterizzata dagli interventi cistercensi.
Nel corso di nove secoli il monumento ha subito lunghi periodi di abbandono e tre grandi fasi edilizie che hanno trasformato significativamente i diversi corpi di fabbrica.
A partire dagli anni ’50 del Novecento la Soprintendenza ha iniziato l’intervento di recupero della struttura medioevale senza giungere al completamento dei lavori per mancanza di fondi.
Fondi giunti copiosamente anni più tardi, come detto, e che hanno coperto i lavori di restauro terminati del 2016.
Ora i cittadini si augurano che, a comprare l’Abbazia, possa essere un ente come il Fai, in grado di gestirlo e mantenerlo con una vera ottica di “fruizione pubblica” che non si limiti a qualche giorno di apertura, un paio di volte all’anno, per trasformarlo nel resto del tempo in un resort di lusso o una location per eventi come matrimoni e feste “per nababbi”.
Nel frattempo si registra la modifica del testo dell’annuncio dell’agenzia immobiliare che, invece del riferimento all’eliporto, scomparsa, recita invece:
“con il suo ricco background storico e le sue vastissime potenzialità, questa abbazia in vendita promette di essere un luogo di residenza o di attività culturale e turistica di prestigio per chi desidera investire in un immobile di grande valore storico e culturale, immerso in un ambiente naturale di eccezionale bellezza e in posizione strategica tra le colline del Monferrato, le splendide località di mare della Liguria, Genova e a meno di due ore da Milano”.
L’elicottero non è più contemplato anche se la misurazione del tempo, in auto, probabilmente non tiene in considerazione lo stato delle Autostrade liguri e i tanti cantieri che causano code ormai conosciute in tutto il mondo.