Andrea MelisGenova – Troppo pericoloso per restare agli arresti domiciliari vicino a scuole e a centri sportivi per bambini e ragazzi. E’ stato trasferito nello speciale reparto per “sex offenders” i cosiddetti “reati sessuali” don Andrea Melis, il parroco accusato di aver abusato di ragazzini minorenni e di aver avuto con loro rapporti sessuali non protetti nonostante fosse al corrente di essere sieropositivo al virus dell’HIV da almeno dieci anni.
Il magistrato che segue il caso ha deciso per il trasferimento in carcere dopo i rapporti dei carabinieri sulla sede scelta per “isolare” Melis sino alla fine delle indagini: una struttura religiosa del levante genovese che però è risultata troppo vicina ad alcune scuole e a centri sportivi per bambini e ragazzi, esattamente l’ambiente nel quale, stando alle indiscrezioni sulle indagini, il parroco avrebbe “scelto” le sue vittime abusando del suo ruolo di direttore di una scuola elementare religiosa e del suo incarico di responsabile delle scuole religiose della Liguria.
Una situazione incompatibile con le accuse, seppur tutte da provare, mosse al parroco che avrebbe indotto a subire rapporti sessuali un chierichetto di nemmeno 14 anni, comprando il suo silenzio con denaro, giochi elettronici e capi di abbigliamento di lusso ed è sospettato di altri episodi ai danni di altri minori.
La “scelta” degli arresti domiciliari in una struttura religiosa aveva suscitato altre perplessità e proteste contro i responsabili e chi, come la Curia, avrebbe dovuto meglio ponderare la scelta nell’esclusivo interesse della tutela dei bambini, oltre che dell’indagato.
Cresce intanto la richiesta di maggiori controlli sul personale, di qualunque genere, che entra in contatto con gli studenti e i bambini in genere. Esistono infatti valutazioni del profilo psicologico comportamentale che sono perfettamente in grado di far emergere pericolose inclinazioni e predisposizioni a compiere reati come questo o a comportamenti comunque pericolosi e controproducenti per i bambini.
Un numero sempre crescente di genitori chiede alle autorità di emanare leggi che prevedano questo tipo di verifiche costanti e ripetute nel tempo, per chiunque abbia contatti costanti con minorenni. Una prassi che è prevista per scoprire uso di alcol o di droghe, in alcune categorie professionali.