Moconesi (Genova) – Era stata visitata da una dottoressa pagata “a gettone” la bambina di appena un anno deceduta tra le braccia dei genitori nella sua abitazione di Moconesi. La dottoressa risulta iscritta nel registro degli indagati anche se, al momento, si tratterebbe solo di un passaggio tecnico per permetterle di partecipare a esami irripetibili come l’autopsia.
La dottoressa, che lavora “a chiamata” nell’ospedale di Lavagna per garantire la presenza di pediatri nell’ambito del progetto “Gaslini diffuso” era in forze presso l’ospedale di Lavagna quando è giunta la bambina accompagnata dai genitori che lamentavano che la piccola stava molto male e non smetteva di piangere disperata.
La dottoressa ha visitato la bambina ma non ne ha disposto il ricovero e tantomeno il trasferimento all’ospedale Gaslini per ulteriori accertamenti e così la famiglia ha fatto ritorno nella casa di Moconesi dove poche ore dopo la piccola ha avuto una nuova fatale crisi, probabilmente per un problema intestinale.
L’autopsia sul corpicino della bambina verrà eseguita mercoledì e potrebbe rivelare cosa ne abbia causato la morte ma, soprattutto, se è stato fatto tutto il necessario per salvarle la vita e se gli esami disposti dalla dottoressa fossero completi e sufficienti a tracciare un quadro completo della situazione sanitaria.
La Procura di Genoa ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e verificherà anche i rapporti tra l’ospedale di Lavagna, che rientra nel protocollo del “Gaslini diffuso” ma che affida ad una cooperativa la copertura dei turni dei medici impegnati nel progetto.
Una prassi che va diffondendosi in vari ospedali italiani suscitando forti perplessità dei sindacati di categoria anche sugli effettivi “risparmi” in termini economici.
Ultimati gli esami medico legali i genitori della piccola potranno organizzare la cerimonia funebre per dire addio alla piccola, morta letteralmente tra le braccia del padre.