Imperia – Avrebbero nascosto al Fisco italiano incassi per oltre 600mila euro attraverso la classica frode delle false fatturazioni. Una coppia di cittadini cinesi, titolari di una nota azienda che si occupa di illuminazione, è finita nei guai a seguito di un controllo della Guardia di Finanza di Imperia che ha portato al sequestro di 150mila euro.
I finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Imperia hanno eseguito una verifica fiscale nei confronti di un’impresa operante nel settore della fabbricazione di apparecchiature luminose per gli anni dal 2017 al 2023, attiva in Provincia di Imperia e in Lombardia, che ha permesso di constatare l’esistenza di un’articolata frode, perpetrata utilizzando quasi 600.000 euro di fatture per operazioni inesistenti.
Esaminando i conti di aziende “a rischio” è stato rilevato che l’’azienda coinvolta riceveva numerose fatture d’acquisto da diverse società cosiddette “cartiere”, prive di reale operatività e che non presentavano le previste dichiarazioni fiscali ovvero che non
versavano le imposte dovute.
Di conseguenza, è stato effettuato un accesso presso la sede della società e, nel corso delle operazioni di ricerca su supporti informatici e computer nella disponibilità dell’impresa, grazie all’intervento del finanziere specializzato computer forensics e data analysis, sono state acquisite numerose “evidenze digitali” che hanno permesso di accertare, anche nel corso delle successive operazioni di verifica, l’inesistenza delle operazioni fatturate. I finanzieri hanno denunciato gli amministratori della società, una coppia di coniugi di nazionalità cinese, per il delitto di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti, previsto dell’art. 2 del D.Lgs. 74/2000.
Nel corso del mese corrente, al fine di preservare le disponibilità patrimoniali dal rischio di dispersione, il G.I.P. presso il Tribunale di Imperia, accogliendo le proposte formulate dalla locale Procura della Repubblica, ha emesso i provvedimenti di sequestro preventivo per equivalente fino alla concorrenza dell’imposta evasa, profitto del reato, pari a più di 150.000 mila euro.
Le Fiamme Gialle, quindi, anche nel corso di perquisizioni domiciliari e presso le sedi societarie effettuate in Camporosso e in Cinisello Balsamo, hanno sequestrato nei
confronti della società e degli amministratori denaro contante, conti correnti, beni mobili registrati e quote societarie fino al raggiungimento dell’importo di 150mila euro
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