Serra Riccò (Genova) – Emergono particolari sempre più sconcertanti dalle indagini sul terribile schianto avvenuto sabato sera sulla strada statale 2 nel quale ha perso la vita Barbara Wojcik, 35 anni e il suo investitore, Pavel Garbarino di 21 anni.
Sembra ormai confermato, infatti, che il ragazzo si sia tolto la vita, tagliandosi la gola con un cutter, dopo aver capito cosa era successo e sembra che il giovane avesse appena riottenuto la patente, sospesa per un precedente incidente.
Le perizie tecniche, agevolate dalla presenza di una dashcam (una telecamera che riprende ciò che avviene durante la guida) – sembrano confermare che la potente auto guidata da ragazzo si trovava completamente contromano e che l’impatto è avvenuto frontalmente con lo scooter su cui viaggiava l’altra vittima, che non ha avuto scampo.
Un impatto violentissimo, che ha spezzato lo scooter in due tronconi e che sembrerebbe dimostrare che anche la velocità non era “regolare”, specie per una strada piena di curve, in piena campagna e che collega centri abitati.
La potente jeep Compass di Pavel Garbarino viaggiava da Serra Riccò in direzione Busalletta quando, per cause da accertare, ha invaso la corsia opposta centrando in pieno lo scooter sul quale viaggiava Barbara Wojcik, uccidendola sul colpo.
Il ragazzo sarebbe sceso dal mezzo rendendosi conto della tragedia ed avrebbe afferrato un cutter presente in una borsa da lavoro per poi togliersi la vita in un modo orribile.
Sempre le indagini hanno evidenziato poi che il ragazzo aveva appena riavuto la patente che gli era stata sospesa dalla polizia locale di Genova per un incidente avvenuto mentre il ragazzo guidava un mezzo di Aster, la società per la quale lavorava.
Il giovane, al momento dell’incidente aveva solo 6 dei 20 punti sulla patente e il provvedimento di sospensione era scattato in automatico sia perché c’era una persona ferita e sia per somma di punti sottratti per l’evento.
Pochi anni prima, però, Pavel Garbarino aveva avuto un altro gravissimo incidente stradale, questa volta da motociclista, ed aveva rischiato di perdere l’uso delle gambe.
Ne era nata una pubblicazione di un libro “autoprodotto” ed ancora in vendita sulle piattaforme come Amazone, nel quale il ragazzo descrive l’attrazione per la velocità e “la pace” che donerebbe ma anche la consapevolezza del rischio che si corre e la necessità di autocontrollo. Esperienze probabilmente derivate dal primo grave incidente e che potrebbero spiegare lo stato di choc e di senso di colpa che lo hanno spinto a toglersi la vita in modo tanto orribile dopo aver capito la gravità della situazione.
Ora si attende il risultato dell’autopsia per chiarire lo stato di salute del ragazzo al momento dell’invasione della corsia opposta e poi la comunità di Sant’Olcese, piccolo paese dell’entroterra genovese dove vivevano entrambe le vittime, potrà cercare di riunirsi per celebrare due funerali che segneranno a lungo la cittadinanza.
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