Genova – Ancora giornalisti abusivi, non iscritti all’Ordine professionale, a “raccontare” il Giro dell’Appennino in arrivo nel capoluogo ligure. E’ la nuova denuncia dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria insieme all’Associazione Ligure dei Giornalisti che, in una nota, ribadiscono che negli spazi riservati ai Giornalisti, come alle conferenze stampa e agli eventi Stampa possono partecipare solo gli iscritti in possesso di tessera professionale. All’arrivo della gara ciclistica del Giro dell’Appennino, oggi a Genova, i giornalisti presenti hanno constatato la presenza di persone non iscritte all’Albo che, con tanto di pass stampa al collo, svolgevano in maniera abusiva la professione accanto ai giornalisti regolarmente accreditati ai quali è stato chiesto numero di tessera e testata di “appartenenza” per poter svolgere il proprio lavoro.
Ironicamente ad alcuni giornalisti il pass stampa non è stato consegnato nonostante il regolare accredito effettuato nei modi e nei tempi previsti dagli organizzatori perché i pass stampa erano terminati e, probabilmente, consegnati a non giornalisti.
Ordine dei Giornalisti e Associazione Ligure dei Giornalisti ricordano che l’accesso alle sale stampa, alle conferenze stampa e agli spazi riservati ai cronisti è riservato solo ai giornalisti iscritti regolarmente all’Albo e non a chi dice di essere giornalista ma non lo è.
Esiste poi una deroga per chi sta svolgendo il percorso da aspirante pubblicista ma questa deroga può essere consentita solo in Testate regolarmente registrate in Tribunale e in presenza di una dichiarazione di un direttore responsabile che deve necessariamente essere iscritto all’Albo.
Ordine e Associazione ricordano che la battaglia contro l’abusivismo viene portata avanti dagli organismi di categoria per tutelare la professione, gli iscritti all’Albo e una corretta informazione che viene fornita ai cittadini e non per colpire singole persone.
Nei giorni scorsi Ordine e Associazione hanno inoltre scoperto e denunciato un canale su Tik Tok clandestino “squadra mobile” che pubblicava senza nessun controllo deontologico intercettazioni ed estratti di un decreto di perquisizione di un’indagine su presunti pestaggi.