Chiavari – Una lettera di scuse per i danni alla sede del Pd e per “chiarire” che non esiste alcuna pista politica. Si infittisce il “mistero” del blitz ai danni del circolo del partito democratico a Chiavari dopo la denuncia del segretario locale e le indagini della Digos.
Alla Redazione locale de Il Secolo XIX è stata recapitata una lettera, firmata da sedicenti “ragazzi del misfatto” nella quale arrivano le scuse del gruppo di ragazzetti che è stato visto più volte in zona e che avrebbe assaltato il circolo, danneggiando ed imbrattando tutto, ma solo perchè “ubriachi”.
Sembra sgonfiarsi, quindi, la pista neofascista che sin da subito era stata denunciata, corredata di antefatti con svastiche e inneggiamenti al duce, dagli stessi interessati dai danni.
“Non siamo in alcun modo coinvolti in organizzazioni filofasciste – scrivono i sedicenti autori del gesto – e non la pensiamo in quel modo. Non ci interessa la politica. Il nostro è stato solo un gesto, insensato e privo di ragionamento”.
Sempre nella lettera i sedicenti assaltatori affermano di essere stati “ubriachi” e chiedono scusa.
La lettera inviata alla Redazione del Il Secolo XIX sembra cambiare – almeno in apparenza – le carte in tavola ma c’è chi avverte che, senza nomi e cognomi e una presa di coscienza della gravità dell’episodio, anche presentandosi alle forze dell’ordine, la lettera non ha alcun valore e potrebbe persino essere un “rafforzativo” per la necessità di andare sino in fondo con le indagini.
Chi frequenta il circolo colpito, infatti, sostiene che non sia la prima volta che la sede del PD di Chiavari viene in qualche modo danneggiata e che, in passato, siano comparse scritte eloquenti e che ben dimostrano quali “pensieri” passino nelle teste degli autori.
Non può sempre essere “un caso” infatti, che ad essere usate siano parole inneggianti al Duce, al fascismo e i “metodi” proprio quelli del fascismo “emergente”, fatto di squadracce che colpivano simboli e luoghi di aggregazione di chi non la pensava come loro.
Inoltre, considerata l’ampia eco del fatto, balzato agli onori della cronaca locale e non solo, le indagini per identificare gli autori hanno avuto un impulso molto forte e qualcuno potrebbe essere “spaventato” dall’eventuale risultato.
Se le persone identificate fossero invece dei “volti noti” di certe frequentazioni, infatti, le conseguenze sarebbero gravissime e l’episodio assumerebbe una particolare gravità.
Per questo motivo, da più parti si chiede di procedere con le indagini e di identificare gli autori per chiarire, prove alla mano, che nessuno di loro abbia “simpatie” particolari per pagine della storia italiana che non si vorrebbero rivivere.
Un appello agli autori del gesto verrà lanciato sui social per invitarli a presentarsi alle forze dell’ordine per consegnarsi alla Giustizia, dimostrando di aver davvero compreso la gravità del gesto e offrendo la possibilità di chiarire, senza dubbi, che non si è trattato di un assalto di stampo neofascista.
L’episodio
Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre ignoti hanno imbrattato e danneggiato la sede del circolo del Partito democratico in via Costaguta.
Sui social, il giorno seguente, era apparso un post di Antonio Bertani, responsabile del circolo.
“La scorsa notte un gruppo di persone, non ancora identificate, ha raggiunto la nostra sede di via Costaguta urlando frasi come “noi siamo i camerati” e “duce, duce!”.
Hanno imbrattato le vetrate, scagliato un cartello stradale contro la porta e rovesciato il contenuto delle grosse fioriere davanti all’ingresso.
Non è purtroppo la prima volta: da mesi subiamo imbrattamenti e altri atti vandalici. Ma questa volta l’episodio è più grave, un vero attacco in stile squadrista, con una chiara matrice neofascista.
Abbiamo denunciato immediatamente tutto alle autorità competenti, affinché vengano individuati i responsabili.
Come Partito Democratico di Chiavari non abbiamo alcuna intenzione di farci intimidire. Continueremo a lavorare con determinazione, anche se è evidente che il clima politico sta peggiorando giorno dopo giorno”























