Arenzano (Genova) – Ancora attesa per gli esiti degli esami medico legali sui corpi dei subacquei morti durante un tentativo di immersione sul relitto della petroliera Haven. Gli esami sono stati disposti per fare chiarezza sulle cause del decesso dei due subacquei olandesi che si sono sentiti male, perdendo la vita, prima ancora di effettuare l’immersione.
I sub sarebbero infatti morti in pochi metri d’acqua, dopo essere scesi sotto il gommone che li ha trasportati per alcune verifiche all’attrezzatura prima dell’immersione.
I sommozzatori usavano la tecnologia rebreather che consente il ricircolo dell’aria all’interno di un circuito chiuso che non prevede l’uso di bombole di grandi dimensioni ma di una sorta di “filtro” che rimuove l’anidride carbonica prodotta con il respiro e la sua sostituzione con ossigeno.
Cosa sia successo è ancora tutto da chiarire. Forse un malfunzionamento delle attrezzature o un malore dei sub dovuto a condizioni di salute non ottimali (piuttosto difficile nel caso di due diversi soggetti).
Gli inquirenti hanno sequestrato anche tutta l’attrezzatura per verificare anche un eventuale malfunzionamento.
Altri elementi potrebbero arrivare anche dalla testimonianza del terzo sub che si è invece salvato e che potrebbe raccontare cosa è avvenuto in quel tragico giorno.
Intanto divampano le polemiche tra chi sostiene che il relitto della Haven debba essere chiuso alle immersioni ricreative e chi, invece, continua a sostenere che quella sul relitto sia solo un’immersione come altre, non necessariamente pericolosa e neppure “facile”.
A fare la differenza, secondo alcuni esperti, è la collocazione del relitto, in mare aperto, su un fondale di 80-100 metri e con condizioni di scarsa visibilità che si presentano spesso.
In pratica i sub scendono lungo una cima ancorata al castello di poppa della nave. Un salto di 37 metri nel blu e senza riferimenti.
Una situazione che potrebbe facilmente portare a un disorientamento.
Il popolo dei diving difende il sito di immersione sostenendo che il numero dei morti sul relitto, all’incirca uno ogni anno, non ne fa una destinazione pericolosa, non più di una scalata sul monte Bianco che nessuno si sognerebbe di “chiudere” all’accesso di tutti, previa giusta preparazione atletica e tecnica.
Il rischio, infatti, è che le autorità preposte decidano, come era già accaduto, di interrompere l’autorizzazione alle immersioni ricreative limitando l’accesso al relitto della Haven alle sole immersioni professionali.
Un danno per il turismo ligure – il relitto della Haven richiama subacquei da tutto il mondo poichè è il più grande del Mediterraneo – e per l’attività delle immersioni subacquee che tornerebbero ad essere accostate ad attività “rischiose”.
Leggi anche: Haven, subacquei morti prima di iniziare l’immersione – VIDEO
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Speriamo che il terzo subacqueo riesca a rimontare il puzzle per capire cosa è successo. Certo è, che adesso bisogna andare alla fonte di tutte queste morti
ma per favore! se queste persone sono morte in pochi metri d’acqua cosa c’entra il relitto? probabilmente il monossido o cattiva miscela che hanno respirato gli avrebbe causato il decesso anche in piscina !