La vicepresidente della Commissione Pesca al Parlamento europeo, Renata Briano, ha portato in discussione questa mattina il tema della pesca del tonno rosso nel Mediterraneo, come esempio di ridistribuzione iniqua della ricchezza.
“Attualmente quasi tutta la pesca del tonno in Mediterraneo è finalizzata all’attività di ingrasso degli animali catturati a maggio/giugno con le tonnare volanti e portati nelle gabbie – ha spiegato l’eurodeputata del Pd – Dal punto di vista ecologico questa attività è un vero controsenso, in quanto vengono utilizzate tonnellate di risorse da pesca quali sgombri, aringhe, e altre specie, che potrebbero essere impiegate per consumo umano, al solo scopo di ingrassare un’unica specie di elevatissimo valore commerciale, concentrando così i ricavi in mano di pochi”.
Le quote di tonno che si possono pescare, vengono stabilite su basi scientifiche dall’ICCAT per le diverse Parti Contraenti, e poi vengono suddivise liberamente da ciascun paese al suo interno tra i differenti sistemi di pesca, a seconda delle decisioni degli uffici competenti.
“Oggi in Italia il 74% delle quote è assegnato a sole 12 imbarcazioni, in grado di riempire la quota in pochissimi giorni di lavoro – ha fatto notare la vice presidente della Commissione Pesca, Briano – Con questa distribuzione iniqua restano praticamente escluse dalla possibilità di pescare tonni quelle imbarcazioni, circa 800 e la maggior parte artigianali, che pescano il pesce spada e per cui le catture accessorie di tonno costituirebbero un buon introito supplementare. Inoltre anche alle tonnare fisse tradizionali è lasciata una piccola quota che permette a stento il mantenimento delle strutture e degli operatori”.
“Per questo – ha concluso Renata Briano – negli ultimi anni la maggior parte dei pesci catturati con tonnara fissa è stata venduta alle società che gestiscono le gabbie di ingrasso, creando una sorta di monopolio”.
Per far sì che si arrivi ad una distribuzione più equa delle quote, la soluzione è trovare un’intesa condivisa tra le diverse istituzioni partendo dalle basi scientifiche.
“Serve un lavoro in Europa da portare avanti di pari passo nei singoli Stati membri che si affacciano sul Mediterraneo – ha spiegato Renata Briano – Da parte mia c’è la volontà di iniziare a discutere fin da subito con il Ministero per trovare insieme delle soluzioni condivise e sostenibili”.