Genova – Il subacqueo tedesco di 61 anni morto durante un’immersione sul relitto della Haven sarebbe morto per una embolia gassosa dovuta ad una risalita troppo veloce.
E’ il risultato dell’esame dell’autopsia sul corpo del sub, effettuata dal medico legale su disposizione del pm che segue il caso.
Michael Eberleh sarebbe risalito troppo velocemente dal fondale, saltando forse qualche sosta di decompressione o cercando di raggiungere la superficie più in fretta del dovuto a causa di qualche problema.
Difficile, infatti, che il sub deceduto, molto esperto e che si immergeva da 14 anni sulla Haven, abbia commesso un errore tanto banale e ben conosciuto da chiunque pratichi gli sport subacquei.
L’embolia è infatti il nemico numero uno dei sommozzatori ed anche chi possiede un brevetto da principiante ben conosce il pericolo di una emersione troppo veloce.
Durante l’immersione, infatti, si accumulano gas che si sciolgono nel sangue e che, se non si risale lentamente alla superficie, rispettando regole ben precise sui tempi di decompressione, si rischia che i gas disciolti formino delle microbolle che possono uccidere o paralizzare alcune zone del corpo.
L’esempio classico che viene fatto a tutti gli appassionati è quello della bottiglia di acqua gasata dove la pressione mantiene il gas disciolto nell’acqua. Se la pressione viene ridotta, stappando improvvisamente la bottiglia, immediatamente si formano piccole e grosse bolle nell’acqua. Lo stesso fenomeno, in condizioni evidentemente simili, si verifica nel corpo di un sub che emerge troppo rapidamente.
Un errore che, però, difficilmente potrebbe essere stato commesso dal sub morto che era piuttosto esperto.
Forse si è verificato un guasto, forse il sub è stato colto da malore ed ha perso i sensi. Questo potrebbe aver causato una risalita troppo veloce e non controllata che ha causato l’embolia.
Il suo compagno di immersione non lo ha più visto ed ha dato l’allarme ma quando sul posto sono giunti i subacquei dei soccorsi, per il turista tedesco era ormai troppo tardi.
Il corpo è stato recuperato ad una profondità di circa 50 metri.
Ancora una volta la tragedia riapre la discussione sulla “pericolosità” delle immersioni sul relitto della petroliera Haven già regolamentate da apposite disposizioni della Capitaneria di Porto che, ad esempio, prescrive che i sub che si immergono abbiano superato una visita medico sportiva.
Il relitto richiama da diversi anni un numero sempre crescente di appassionati da tutta Europa e chiudere le immersioni sulla Haven comporterebbe un danno rilevate per molte attività del settore.