Roma – Continuano ad infuriare le proteste contro la decisione del Consiglio di Stato di annullare le trascrizioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, nei registri anagrafici.
Il provvedimento è stato firmato anche dal giudice Carlo Deodato, cattolico praticante e che, in passato, aveva pubblicato sul proprio profilo Facebook delle parole in favore delle iniziative delle “sentinelle in piedi”, il movimento fondamentalista cattolico da sempre su posizioni molto dure contro il matrimonio gay.
Mentre il diretto interessato replica sostenendo di aver semplicemente “applicato la Legge”, le polemiche sul conflitto evidente di interessi del magistrato arroventa la discussione sul matrimonio gay e sulle unioni civili.
Sulla Rete infuriano le discussioni, specie da parte del movimento in sostegno dei diritti civili LGBT che invocano il “legittimo sospetto” che la sentenza sia stata presa in un ambiente “ostile” e non solo per motivazioni legali.
La trascrizione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, celebrati all’estero, erano stati il punto di “rottura” del sindaco di Roma Ignazio Marino e la componente del centro-sinistra vicina alla Chiesa ed al Papa che, pur avendo un atteggiamento di apertura nei confronti degli omosessuali, ha sempre osteggiato il riconoscimento delle coppie di fatto.
La stessa lentezza ed imbarazzo con cui il Governo di Matteo Renzi affronta il problema, con proposte di legge bloccate da mesi in Parlamento, è sintomo di un “malessere” di una parte politica ad un tema che potrebbe essere rivoluzionario per il diritto di Famiglia e che avrebbe molti risvolti anche sulle entrate fiscali dello Stato.
Si pensi ad esempio al mancato riconoscimento della convivenza di fatto quale “famiglia” sotto il profilo del Fisco (cumulo dei redditi, tassazione delle rendite catastali etc) e delle tasse locali (una coppia non sposata paga meno per servizi comunali, tassa sugli immobili, etc etc).
Per questo motivo i movimenti in difesa dei diritti LGBT cercano appoggio anche in quelle parti politiche che, pur lontane dalle posizioni del mondo arcobaleno, sono sensibili ai problemi creati dai “furbetti della convivenza”.
Ora tutte le nozze celebrate all’estero e regolarmente riconosciute in seguito dai comuni verranno quindi riviste.
Il dibattito si è ora spostato a Milano dove gli oppositori del Sindaco Pisapia, che da sempre attaccano la sua linea favorevole al riconoscimento delle coppie omosessuali, chiedono al primo cittadino ed alla Giunta, l’allineamento con le decisioni romane.
Anche il sindaco di Genova Marco Doria nel luglio 2005,alla vigilia dello Human Pride, trascrisse nei registri comunali il primo atto di matrimonio gay tra due cittadini genovesi anch’esso celebrato a Londra.
«La trascrizione degli atti di matrimonio validamente celebrati all’estero è dovuta per legge ed è coerente con il principio di non discriminazione della Carta europea di Nizza», spiegò Doria.
All’epoca il Sindaco espresse il suo desiderio di veder nascere quanto prima una legge nazionale chiara e definitiva, mettendo finalmente l’Italia al passo con altri paesi d’Europa.
Sono passati dieci anni da allora ma a quanto pare tutto è ancora soggetto ad interpretazioni individuali.