Savona – Il sito Internet della “Rete L’Abuso” costretto a rimuovere articoli di denuncia su casi di pedofilia commessi da religiosi per non essere oscurato dal fornitore di hosting.
Un nuovo caso di censura per un sito on line “scomodo” che certamente meriterebbe l’attenzione del garante delle Comunicazioni ma anche del Parlamento italiano vista la delicatezza del tema in discussione.
La Rete l’Abuso si batte da anni contro la pedofilia ed ha denunciato diversi casi di molestie e vere e proprie violenze perpetrate da preti e religiosi ai danni di bambini innocenti.
E proprio uno di questi casi sta provocando “curiose reazioni” come la richiesta del fornitore di servizi Internet di cancellare alcuni articoli pena l’oscuramento del sito.
In pratica, a ordinare la rimozione degli articoli, non è un giudice italiano al termine di un regolare processo ma un Internet Provider che riceve una richiesta da parte del diretto interessato che, dopo aver minacciato azioni legali, starebbe ora tentando quelle della censura prevista comunque da una legge liberticida che prevede che un articolo pubblicato da un giornale cartaceo debba essere valutato da un magistrato mentre quello di un sito Internet possa essere rimosso per semplice richiesta dell’interessato.
Per fare un esempio chiaramente esagerato, un serial killer pluriomicida, potrebbe chiedere la rimozione degli articoli che parlano di lui e dei suoi efferati delitti con una semplice lettera raccomandata.
E se non lo fa chi ha scritto gli articoli – magari avendo le prove di ciò che dice e potendo comunque affrontare un giudizio in Tribunale secondo quanto previsto dalla Costituzione Italiana – può farlo arbitrariamente il fornitore del servizio Internet dove l’articolo è fisicamente collocato.
La Rete L’Abuso ha ricevuto una diffida dal fornitore di Hosting alla rimozione degli articoli di denuncia entro 48 ore ed ha deciso di obbedire giusto il tempo necessario a garantire lo spostamento delle denunce ad un altro fornitore di servizi Internet.
Nel farlo denuncia però il grave attentato alla libertà di espressione, tutelata dalla Costituzione Italiana e la legge liberticida che rende “cittadini di serie B” chi scrive e pubblica su Internet rispetto a chi pubblica su carta stampata.