Da sempre appassionato di storia del Far West e dei nativi americani, alcuni anni fa sono riuscito a trovare un ligure che prese parte alla famosa battaglia del Little Bighorn.
Anni addietro si era a conoscenza che da quel massacro si era salvato soltanto l’italiano Giovanni Martini, ma ricerche successive portarono alla luce che a quel fatto d’armi presero parte anche il genovese Agostino Devoto, il bellunese Carlo Camillo Di Rudio e il romano Giovanni Casella.
I primi documenti riguardanti Devoto riportavano che era nato a Genova il 27 febbraio 1851, ma sapendo che il cognome è originario del levante ligure, pensai di fare ricerche nelle parrocchie della val d’Aveto, terra dei primi emigranti per le Americhe. Dopo un giro di telefonate andate a vuoto e ormai timoroso che la ricerca fallisse, feci l’ultimo tentativo alla parrocchia di Mezzanego, dove il parroco don Olivieri mi confermò che Agostino Luigi Devoto era nato il 27 febbraio 1851 a Borgonovo di Mezzanego da Giuseppe e Cassinelli Angela.
Da ricerche successive scopersi che nel 1857 Agostino era emigrato a New York con il padre, che dopo alcuni anni partì per l’Argentina, lasciando il figlio negli Stati Uniti. In quel periodo risulta che il ragazzo vendeva giornali per le strade e questo fatto me lo fa collegare al fenomeno dei “battibirba” o ambulanti e suonatori d’organetto, realtà che in quegli anni era proprio nata in val d’Aveto e Fontanabuona, dove per sopperire alla grave miseria le popolazioni si erano inventate tali mestieri, mendicando per le città europee e degli Stati Uniti.
Ulteriori notizie su Agostino si hanno nel 1872, quando, per ottenere la cittadinanza degli Stati Uniti, dichiara di abitare a New York in Thompson Street, 36 e di fare il rilegatore di libri, mentre nell’ottobre del 1873 lo troviamo a St. Louis arruolato nel 7° Cavalleria.
I motivi per cui egli decise di entrare nell’esercito mi sono sconosciuti, ma essendovi in quegli anni una crisi economica, penso che il fatto sia dovuto ad ottenere una fonte di reddito sicura e superiore alla media.
Ma eccoci ai fatti salienti della storia e alla battaglia del Little Bighorn del 1876, alla quale prese parte Agostino.
Devo dire che nelle mie costanti ricerche, ebbi la fortuna di trovare le memorie che Agostino stesso aveva lasciato in un dattiloscritto, raccontando i giorni del famoso fatto d’armi.
Il 24 giugno alcuni scout scoprirono il campo di Toro Seduto e Cavallo Pazzo, esteso su un’area di circa cinque chilometri dove pascolavano oltre diecimila cavalli per cui, la sera prima della battaglia, il gen. Custer, nonostante il parere contrario di alcuni ufficiali, decise di dividere il reggimento in quattro battaglioni.
Contando sul fatto sorpresa ordinò al maggiore Reno di attaccare gli indiani dal lato sud, mentre lui si sarebbe portato a nord del campo; il cap. Benteen fu inviato a nord ovest per contrastare un’eventuale fuga degli indiani da quel lato, mentre al cap. McDougall furono affidate le salmerie delle quali faceva parte Agostino Devoto.
All’alba del 25 giugno alcuni indiani si accorsero dell’arrivo dei soldati del magg. Reno e quando essi iniziarono ad attraversare il fiume, sferrarono un violento attacco che li costrinse a una precipitosa ritirata e trincerarsi su una collina. Nel frattempo Custer si apprestava ad attaccare da nord, ma anche in questo caso gli indiani ebbero il sopravvento e poiché la situazione precipitava, il generale chiamò il trombettiere Antonio Martini perché raggiungesse il cap. Benteen per chiedere il suo intervento.
Quando quest’ultimo si mise in marcia, incontrò a metà strada il magg. Reno che gli chiese di aiutarlo a difendere la collina su cui si era fermato, per cui Custer fu abbandonato al suo destino e nel giro di poche ore il suo battaglione fu annientato.
Nel primo pomeriggio giunsero sulla collina di Reno anche le salmerie delle quali faceva parte Agostino Devoto e la battaglia continuò fino al tramonto.
Il giorno seguente furono chiesti dei volontari che scendessero al fiume per attingere acqua per i feriti e Agostino fu uno di quelli. L’operazione era comunque molto pericolosa, poiché i soldati erano esposti al tiro degli indiani, ma la maggior parte riuscì nell’intento, solo uno fu colpito.
Verso sera gli indiani furono avvertiti dell’arrivo dei soldati del gen. Terry, per cui, dopo un breve consiglio decisero di levare l’accampamento.
Il giorno dopo Agostino fu incaricato di cercare il corpo del ten. Hogdston, che fu poi trasportato sulla collina e sepolto, più tardi si spostarono tutti sul campo di battaglia dove Custer e i suoi uomini avevano perso la vita e diedero loro degna sepoltura. In questo caso, Agostino dice: “Li sotterrammo tutti, fu un lavoro triste e nauseante….”
Per i suoi atti di eroismo egli fu preposto per una medaglia al valore, che però non gli fu mai concessa.
Nell’ottobre del 1877, Agostino partecipò anche alla guerra contro la tribù dei Nez Percés di Capo Giuseppe e l’anno successivo si congedò dall’esercito. Le sue caratteristiche dicono che era alto 178 cm., aveva occhi marrone, carnagione scura, capelli neri e buon carattere.
Nel 1880 lo troviamo in abiti civili nella città di Atchison nel Kansas, dove gestisce un negozio di frutta e dolciumi assieme al socio Antonio Ghio, mentre nel 1884 apre un negozio per la vendita di liquori e tabacchi.
Nel 1885 si sposa con Teresa Bonetti, dalla quale avrà quattro figli; nel 1907 la famiglia si trasferisce nella città di Tacoma nello stato di Washington.
Agostino Devoto morirà il 3 novembre 1923.
Umberto Torretta