Firenze – Avrebbe ammesso di essere stato presente nell’abitazione di Ashley Olsen, la ragazza statunitense trovata morta nel proprio appartamento. Diaw Cheikh Tidianee, cittadino senegalese di 27 anni, non in regola con il permesso di soggiorno, avrebbe però ribadito più volte agli inquirenti di non aver ucciso intenzionalmente.
La ragazza sarebbe morta dopo essere stata spinta a causa di un litigio, e aver sbattuto la testa. I due avevano appena avuto un rapporto sessuale.
Decisivo il test del dna su un preservativo e una cicca di sigaretta lasciata in bagno, e che hanno ricondotto a Tidianee.
Secondo quanto detto dal ragazzo, i segni sul collo sono stati provocati dal tentativo di risollevarla da terra. A parziale conferma di questa ricostruzione, le parole del procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo: “Le due fratture al cranio e altre lesioni avrebbero procurato la morte della donna”. La ragazza non sarebbe dunque morta per strangolamento, come sembrava in un primo momento.
Le ultime ricostruzioni smentiscono altre delle ipotesi precedenti. Ashley non conosceva il proprio assassino, come si pensava, ma i due si sono conosciuti la sera stessa, e hanno avuto un rapporto consenziente.
Tidianee non era inoltre uno spacciatore, ma svolgeva piccoli lavori quali la distribuzione di volantini delle serate in discoteca.
Esclusa anche la pista ipotizzata del “gioco erotico” finito male: “Non ce n’è alcuna traccia”, ha detto Creazzo.
È probabile che, durante il rapporto, nessuno dei due fosse lucido. Decisivo sarà, a questo proposito, il test tossicologico sul cadavere della ragazza, che avrebbe consumato alcolici e forse anche sostanze stupefacenti.