Genova – Cortei pro e contro il cantiere dello scolmatore dimenticando il vero problema: la lentezza della Giustizia italiana. Sta suscitando feroci polemiche il ricorso presentato contro l’enorme struttura in cemento armato costruita per il cantiere dello scolmatore del rio Fereggiano, in corso Italia.
Da una parte 7 cittadini che, in rappresentanza di molti altri, hanno deciso di interrogare la Giustizia e chiedere se, davvero, quel cassone alto decine di metri e costruito in cemento armato, sia adeguato e non violi i vincoli paesaggistici. Dall’altra, chi teme che il ricorso possa rallentare o, peggio, bloccare, la realizzazione di un’opera che non sarà risolutiva per le alluvioni del Bisagno ma che, certamente, potrebbe limitarne l’entità e la gravità.
Su un fronte ambientalisti e amanti delle passeggiate in corso Italia e della bellezza del panorama ma anche, in un certo modo, del rispetto delle regole. Sull’altro chi pensa che, in Italia, ogni scusa sia buona per chiedere l’intervento dei giudici per mandare “in vacca” qualunque tentativo di migliorare le cose.
Quale che sia la posizione dei genovesi, però, in molti sembrano dimenticare che il “vero” problema non è il ricorso o il supposto ecomostro ma, piuttosto, l’incredibile lentezza della Giustizia italiana che dovrebbe essere messa in grado di decidere in pochi giorni o poche settimane ed invece, complici tagli e riorganizzazioni al limite del sabotaggio intenzionale, potrebbe essere costretta a procedere lentamente per accertare l’unico valore indiscutibile nella vicenda: ovvero se sia legittimo o meno costruire in quel modo.
E così, nei prossimi giorni, ci saranno cortei di “pro” e “contro”, si leggeranno articoli che mettono alla berlina i firmatari del ricorso o i progettisti dell’opera, si scambieranno accuse via social network tra abitanti di Marassi e di Albaro e l’unica domanda che sarebbe lecito porsi non verrà formulata.
Cosa ci sarebbe di male, infatti, se in un Paese come l’Italia, un cittadino chiedesse chiarezza alla Giustizia?
Che problema ci sarebbe se, in Italia, qualcuno chiedesse la rigorosa applicazione delle normative ed il rispetto, da parte dei costruttori, dei vincoli imposti da leggi italiane approvate da un Parlamento che, sino a prova contraria, è sovrano?
Perchè, quindi, invece di affannarsi a cercare un colpevole, a schierarsi pro o contro l’opera, non ci si domanda perché la Giustizia italiana non riesca a tutelare i diritti degli uni e degli altri?
Perché i genovesi non chiedono che il ricorso venga presentato, nel rispetto del diritto dei richiedenti, ed esaminato in pochi giorni o poche settimane, per dare una risposta a chi teme ritardi e blocchi?
Viene da domandarsi il motivo per cui ci si debba arrendere all’idea che un cantiere possa essere autorizzato a violare le leggi pur di raggiungere un risultato “più alto?”.