Genova – Non accennano a placarsi le polemiche per l’intervento del cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, sul “calendario” del voto per le unioni civili.
Il numero due della Chiesa italiana aveva concluso un intervento sulla discussione in atto a Roma del decreto Cirinnà – che riconosce le unioni tra cittadini dello stesso sesso – augurandosi che la libertà di coscienza dei parlamentari possa essere garantita con il voto segreto.
Parole che hanno subito scatenato la reazione della politica, specie di chi sostiene la libertà della Chiesa in un libero Stato secondo i dettami della laicità dello Stato.
L’intervento di Bagnasco è sembrato un’invasione intollerabile nel ruolo – che lo Stato italiano attribuisce solo al presidente del Senato – di stabilire come deve essere organizzato il voto in aula.
Il presidente della Cei si è detto “sorpreso” dalla reazione della politica ma molti osservatori fanno notare che una libera opinione sul decreto è ben immaginabile ma diverso è il suggerimento sulle modalità di voto che sono esclusivo appannaggio del presidente del Senato, Grasso.
Quella di Bagnasco è sembrata un’ingerenza nella gestione del lavoro del Senato che non poteva passare inosservata e che non ha nulla a che vedere con la legittima opinione della Chiesa sulla vicenda.