Genova – E se fosse un cartone animato giapponese a sponsorizzare la città di Genova in giro per il mondo? No, l’idea non è così balzana come potrebbe sembrare. Un maestro degli anime (così si chiamano i cortometraggi animati in Giappone) come Hayao Miyazaki ha infatti ambientato 13 puntate di uno dei suoi lavori più riusciti proprio tra i vicoli del centro storico della Superba del XIX secolo. Il cartone in questione si intitola “Tre mila miglia alla ricerca della mamma”, e racconta avventure e disavventure di un ragazzino genovese pronto a tutto pur di ricongiungersi con la madre lontana.
La storia è ispirata a uno degli episodi del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, intitolato “Marco dagli Appennini alle Ande”. Protagonista del cartone di Miyazaki è Marco Rossi, 10 anni ma maturità da adulto. Il padre gestisce con gran fatica una clinica per poveri in città, mentre la madre fugge da Genova per l’Argentina, in cerca di miglior fortuna. Attraverso una serie di peripezie per le vie del centro storico, Marco riuscirà a imbarcarsi per l’Argentina, e poi a riportare finalmente a casa la madre. A Genova sono ambientati ben 13 episodi della serie, che all’estero ha conosciuto fortune spesso superiori che in Italia. A colpire al primo sguardo, è l’accuratezza con cui la matita di Yoichi Kotabe (noto anche per le illustrazioni di Heidi e del videogioco Super Mario Bros) tratteggia la Genova dell”800, sin nei suoi più minuti dettagli. Una precisione che lascia intravedere il profondo studio del maestro Miyazaki della struttura ma anche della società genovese, nonostante lui personalmente da Genova non fosse mai passato.
Da qui l’idea di realizzare una mostra, che mettesse fianco a fianco vedute originali della Genova ottocentesca con le immagini del cartone animato. L’idea è stata presentata sabato 14 maggio durante la Fiera del Fumetto Cosplay e Giochi, al 105 stadium di Genova. Presente alla conferenza, oltre all’ideatore del progetto Matteo Frulio, anche il Direttore del settore Cultura e Turismo del Comune di Genova Guido Gandino. “Riguardando il cartone – spiega Frulio – mi stupiva il fatto che molti dettagli fossero trasposti così bene da un giapponese”. “Qualcuno di quelli che ha lavorato all’opera – aggiunge – dev’essere per forza passato da Genova”. Nel cartone si vedono infatti dettagli come le “pigne” sopra i rubinetti pubblici, che solo chi è venuto fisicamente a Genova può essere in grado di cogliere.
L’occhio da architetto e studioso della storia della storia architettonica dei quartieri genovesi di Frulio ha capito subito che, alla base dell’anime, c’era un’attenta analisi storica e iconografica, basato sulle vedute ottocentesche genovesi, fedelmente “copiate” nella scenografia del cartone. Nel corso di 13 episodi ambientati a Genova, l’unico errore che l’autore si concede è collocare San Fruttuoso di Camogli troppo vicina al Centro Storico, Per il resto, la Genova di metà ‘800 è rappresentata in modo maniacale: dalla Lanterna a piazza Banchi a Sottoripa, passando per le scalinate vertiginose dei caruggi del centro, per arrivare persino alle spiagge di Sampierdarena, già scomparse da tempo quando l’anime veniva realizzato (erano gli anni ’70 del 900).
Da qui l’idea, e l’invito al Comune di sfruttare questo anime, che può trasformarsi in una splendida occasione di promozione delle bellezze della città: “Di un’opera del genere, con tali nomi di prestigio dietro – suggerisce Frulio – varrebbe la pena di prendere i frame e accostarli alle vedute originali per mostrare la nostra città alle persone in giro per il mondo”. Una sfida colta da Gandino, che chiudendo la conferenza ha definito il progetto una “provocazione culturale molto interessante”.