Palermo – Tenevano sotto controllo la zona di Ballarò e taglieggiavano in particolare i commercianti stranieri con continue richieste di denaro. E’ stata battezza “Maqueda”, dal nome del cuore antico del centro di Palermo, l’operazione della polizia di Stato che dall’alba ha eseguito numerosi provvedimenti di fermo disposti dalla Dda nei confronti di persone accusate di fare parte, a vario titolo, di un gruppo che teneva sotto controllo una parte del quartiere Ballarò e responsabile di decine di reati aggravati dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale, vicini alle cosche di ‘Palermo Centro’.
Le indagini della Squadra mobile hanno sgominato un pericoloso gruppo armato che per lungo tempo si è imposto sul territorio del centro storico di Palermo terrorizzando i commercianti stranieri.
I reati contestati sono tentato omicidio, estorsione, incendio, rapina, violenza privata e lesioni personali tutti ai danni di commercianti extracomunitari prevalentemente del Bangladesh.
Le indagini della Squadra mobile hanno subito un decisivo impulso dopo il fermo di Emanuele Rubino per il tentato
omicidio di Yusupha Susso, giovane gambiano ferito, lo scorso 4 aprile, con un colpo d’arma da fuoco alla testa, “colpevole” di avere reagito all’ennesimo atto di gratuita sopraffazione.
Rubino aveva percorso un tratto dell’affollata via Maqueda, arma in pugno, fino a raggiungere Yusupha cui aveva sparato alla testa. Lo studente 21enne, sbarcato in Sicilia quando era ancora minorenne e impegnato in associazioni di difesa della legalità e dell’integrazione, era stato per diversi giorni in coma.
All’esecuzione dell’operazione hanno partecipato oltre cento uomini, non solo in ragione della pericolosità dei
soggetti, ma anche per la particolarità del territorio caratterizzato, sotto l’aspetto topografico, da vicoli tortuosi
mentre, per quanto concerne l’aspetto sociale, da un alto numero di pregiudicati.