Genova – “Quel che temevamo e abbiamo denunciato in tutti i modi e in tutte le sedi istituzionali ora è diventato realtà. Oggi ha vinto la vecchia politica degli sprechi e del clientelismo, hanno perso il buon senso e la buona politica. E tutto pagato, e a caro prezzo, ancora una volta, dai cittadini liguri”. Così i portavoce del MoVimento 5 Stelle Liguria commentano l’approvazione in Consiglio regionale del provvedimento che prevede l’allargamento della Giunta con 3 sottosegretari
“Una figura di cui non si sentiva minimamente il bisogno – attacca la portavoce Alice Salvatore -Nessuna responsabilità giuridica, nessuna possibilità di votare in assemblea. Sono solo dei vice di Presidente e assessori, magari solo utili per prendere le loro veci in occasioni pubbliche. Solo in altre tre realtà italiane esiste questa figura: in Lombardia con 4 sottosegretari per una popolazione di 10 milioni di abitanti, in Emilia-Romagna con un sottosegretario per 4 milioni e mezzo e in Calabria con 2 sottosegretari per quasi 2 milioni di abitanti. Oggi la Liguria ha battuto ogni record con ben 3 sottosegretari per 1 milione e mezzo di abitanti! Un’anomalia inutile e a tutto danno dei contribuenti, senza avere in cambio alcun beneficio concreto”.
Nel corso della seduta, la maggioranza ha anche bocciato sistematicamente tutti gli emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle, a firma Fabio Tosi, per abbattere i costi del provvedimento.
“In particolare, abbiamo chiesto che la figura del sottosegretario sia ricoperta da un consigliere regionale eletto dai liguri e senza oneri aggiuntivi, come, del resto, la stessa maggioranza aveva avanzato pubblicamente – spiega Tosi – Ma il centrodestra, in barba a qualunque logica di spending review, è passata sopra anche a questa proposta come un caterpillar a colpi di maggioranza, dando l’ennesimo schiaffo ai liguri, trasformati ormai in un bancomat personale del Presidente Toti”.
“Oltre al danno del provvedimento – rincara la dose Salvatore – ci è toccato subire anche la beffa del solito teatrino del Partito Democratico, che grida allo scandalo e dà lezioni di moralità, ma non si è mai ridotto gli emolumenti (né in Regione, né in Parlamento), né ha mai rinunciato ai rimborsi elettorali. La lotta agli sprechi non si fa solo tagliando su incarichi e competenze inutili, ma, soprattutto, sugli stipendi da nababbi della politica, a cui né Toti né il Partito Democratico hanno mai rinunciato”.