Genova – Chiacchiere, sorrisi e abbracci questo pomeriggio alla Feltrinelli di via Ceccardi dove Mudimbi, reduce dal successo di critica e pubblico ottenuto con la sua partecipazione a Sanremo, ha incontrato i fan.
Giovanissimi e non hanno atteso l’arrivo del rapper che non si è risparmiato ed ha chiacchierato per qualche minuto con ciascun fan firmando autografi prima di ripartire alla volta di Torino dove, alle 18.30, inizierà un nuovo firmacopie.
Unanime il consenso per la partecipazione al Festival della canzone italiana, che ha visto il rapper cresciuto a San Benedetto del Tronto classificarsi al terzo posto tra le nuove proposte ma che di fatto lo ha eletto vero vincitore visto l’exploit del singolo “Il Mago”.
Qualcuno racconta: “Ho apprezzato molto la partecipazione di Mudimbi a Sanremo, e secondo me meritava anche di più. Comunque ha avuto buonissimi risultati e sono contento per lui” e, incuriosito, è lo stesso Michel a chiedere un parere a ciascuno.
Tra la gioia del momento con un ragazzo che chiede di poter salutare il papà con un messaggio vocale e lo stupore di altri che a stento riescono a parlare, anche un momento gastronomico con la focaccia portata da due ragazzi al rapper che, immediatamente, ha assaggiato ed apprezzato.
“Una cosa che vorrei buttare dal Festival – ci racconta Mudimbi – è la febbre a 39 che mi sono proprio portato via da Sanremo. Il viaggio in van con la febbre a 39 è stato orrendo. Una cosa che, invece, è stata preziosissima è l’esperienza su quel palcoscenico e in quel teatro soprattutto perché tutti mi dicevano che quel palco ti frega, una volta che ci arrivi in prima serata tutti sbagliano tutti iniziano ad avere paura ma io mi sono veramente divertito. Era tutto talmente bello: il palco, l’orchestra, anche il pubblico che comunque rideva, non erano mummificati come me li avevano descritti. Quello per me è stato veramente bello, a prescindere da podio o non podio“.
Dopo l’apripista “Il Mago”, brano che ha catalizzato l’attenzione a Sanremo, Mudimbi ha presentato il suo primo disco dal titolo “Michel” dove il suo marchio distintivo, la pungente e dissacrante ironia, ritorna come filo conduttore in tutta l’opera.