Boracay – Quando il turismo diventa di massa, le località prese di mira devono correre ai ripari, sia che si tratti di grandi città d’arte, sia che si parli di paradisi naturali come l’isola di Boracay, nelle Filippine. Per le sue spiagge bianche di sabbia finissima e il suo mare è stata una delle mete preferite dai turisti di tutto il mondo per molti anni, ma nell’ultimo periodo le condizioni di quel paradiso terrestre sono molto diverse dalle immagini rubate dai cataloghi dei tour operator. L’acqua del mare si è molto sporcata, e le condizioni della spiaggia sono davvero critiche, tanto da proclamare lo stato di calamità naturale dal governo filippino, con la conseguente chiusura ai turisti per i prossimi sei mesi. In questo periodo, il governo si attiverà per effettuare migliorie al sistema fognario, ad ampliare le strade e a regolamentare le strutture ricettive, abolendo le costruzioni abusive. Uno dei problemi dell’isola è proprio l’abusivismo: le strutture regolari che ospitano turisti sono solo una piccola parte, mentre esiste un gran numero di edifici non a norma che scaricano in mare le acque reflue senza alcuna autorizzazione.
L’isola di Boracay, 10 chilometri quadrati in tutto, ha ospitato lo scorso anno quasi due milioni di turisti, soprattutto provenienti da Cina e Corea del Sud, dando lavoro a circa 30mila persone. La chiusura è stata accolta con disappunto dai lavoratori e dai residenti, che vedranno le entrate calare in modo notevole in questa stagione, ma senza attuare misure di questo tipo la situazione ambientale sarebbe presto arrivata al collasso. In un recente studio, con i ritmi di sfruttamento tenuti negli ultimi anni, l’isola sarebbe ufficialmente “morta” entro un decennio.
Il segnale che arriva da Boracay è sicuramente da tenere in considerazione anche per altri paradisi tropicali che ospitano ogni giorno centinaia di persone, e l’augurio è che si cerchi di preservare l’ambiente nel quotidiano, anziché dover ricorrere a misure così drastiche.