Genova – Se la vittima di uno stupro si è ubriacata volontariamente, alla pena inflitta non può essere aggiunta l’aggravante del ricorso a sostanze alcoliche o stupefacenti.
Questo secondo la Cassazione che ha deciso di disporre un nuovo processo su un caso di stupro di gruppo nel quale la Corte di Appello di Torino, condannando due cinquantenni, aveva applicato anche l’aggravante di aver commesso il fatto con l’uso di sostanze alcoliche.
La condanna a tre anni potrebbe dunque essere limata verso il basso. Per i giudici, infatti, se da una parte non è possibile sostenere che una donna ubriaca possa avere prestato consenso valido ad un atto sessuale, ritenendo quindi i due uomini colpevoli dello stupro, hanno sostenuto che per applicare l’aumento di pena l’alcol debba essere imposto contro la volontà della persona offesa.
Nel caso specifico dello stupro di gruppo, due uomini e una ragazza avevano cenato insieme a casa. Durante la cena la donna aveva assunto una eccessiva quantità di vino tanto da non riuscire a ricordare pienamente cosa accaduto.
I due uomini l’avevano portata in camera da letto abusando di lei. Dopo alcune ore la donna si era recata in pronto soccorso descrivendo in modo confuso quanto accaduto.
Durante il processo, i due erano stati assolti in primo grado perché la donna non era stata riconosciuta fonte attendibile.
Sei anni dopo l’assoluzione, nel 2017, la Corte di Appello di Torino aveva valutato in maniera differente il referto del pronto soccorso, dove erano evidenziati leggeri segni di resistenza, condannando i due imputati a tre anni con le attenuanti generiche e l’aggravante.
Per la Cassazione, la violenza sessuale di gruppo con abuso delle condizioni di inferiorità psichica e fisica c’è stata e sono mancate le condizioni per manifestare un valido consenso visto che la vittima ha assunto alcol volontariamente.
La volontarietà di questo gesto, tuttavia, escluderebbe la sussistenza dell’aggravante che, per esistere, dovrebbe vedere la somministrazione di alcol per la violenza da parte del soggetto attivo del reato.