Genova – Si allarga anche in senso temporale l’inchiesta sul crollo di ponte Morandi che ha ucciso 43 persone e lasciato senza casa centinaia di genovesi. I magistrati che seguono il caso stanno verificando anche la posizione di tecnici e vertici ANAS che, sino al 2013, aveva anche il compito di verificare le condizioni del viadotto autostradale e nei primi anni 90 aveva effettuato lavori piuttosto importanti alla pila 11 rafforzando gli stralli che restano ancora oggi i principali “sospettati” per la causa del crollo della pila 9 che, invece, non venne sottoposta ad alcun intervento.
Gli inquirenti potrebbero essere interessati a comprendere come mai i lavori di ripristino degli stralli abbiano riguardato solo la pila 11 che poi è rimasta in piedi mentre si sia atteso sino al 2015 per rilevare uno stato di ammaloramento anche del pilone che è poi crollato.
Nelle prossime ore, quindi, esaminati tutti i documenti d’indagine, potrebbero scattare nuove iscrizioni nel registro degli indagati.