Roma – Il pericolo che i danni derivati dal consumo di cannabis siano in aumento sembra essere concreto. A lanciare l’allarme è lo studio pubblicato sulla rivista Addiction e condotto dall’Università di Bath e del King’s College di Londra, basati sui dati raccolti dall’Osservatorio europeo per i medicinali e la tossicodipendenza, compiuto su 28 Stati membri dell’UE e di Norvegia e Turchia. Sembra che la quantità di Thc presente sia aumentato, mentre starebbe diminuendo quella del cannabidiolo. Il Thc è il principale componente psicoattivo della cannabis, e i risultati raccolti dimostrano che per la cannabis a base di erbe le concentrazioni sono passate dal 5% nel 2006 al 10% nel 2016, con un aumento di prezzo pressoché ovunque.
La resina di cannabis, a differenza di quella vegetale, contiene cannabidiolo oltre al Thc. Il Cbd è stato ampiamente studiato per le sue proprietà, in grado di trattare alcune patologie medice che psicosi, ansia ed epilessia infantile. Quando è presente nella cannabis, il Cbd può aiutare a compensare gli effetti dannosi del Thc, come paranoia o alterazioni della memoria. Gli studi hanno dimostrato che una cannabis con elevati livelli di Thc o livelli più bassi di Cbd può portare a danni a lungo termine maggiori, come sviluppo di dipendenza e un aumento delle malattie psicotiche.
“Il Cbd ha il potenziale di rendere la cannabis più sicura, senza limitare gli effetti positivi che gli utenti cercano – spiega Tom Freeman, del gruppo Dipendenze e salute mentale del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bath – Quello che stiamo vedendo in Europa è un aumento di Thc e i livelli stabili o decrescenti di Cbd, rendendo potenzialmente la cannabis più dannosa”. “Una soluzione”, aggiunge Freeman “potrebbe essere quella di tentare di controllare Thc e Cbd attraverso una regolamentazione“.