Genova – Da giorni le pagine di cronaca, italiane ed estere, sono legate al caso Noa Pothoven, la 17enne olandese che ha scelto di lasciarsi morire dopo anni di lotta alla depressione.
Sì, lasciarsi morire.
Noa, infatti, non ha messo fine alla sua vita tramite la pratica del decesso assistito, come alcuni giornali hanno erroneamente riportato.
Nessun caso di eutanasia quindi, e mai la parola eutanasia è stata menzionata pubblicamente.
Dopo la morte della 17enne, avvenuta domenica 2 giugno, diversi media hanno ripreso la notizia raccontando di un caso di suicidio assistito, cosa non accaduta nella realtà.
Alcuni giornali olandesi hanno ricostruito la vicenda di Noa.
La giovane, vittima di tre violenze sessuali in pochi anni, era rimasta fortemente scossa dall’accaduto tanto da soffrire di disturbo da stress post-traumatico, depressione e anoressia.
Da tempo non frequentava più la scuola e in un libro, dal titolo “Vincere o morire”, aveva raccontato la sua storia.
A 16 anni, di nascosto dai genitori, Noa si era presentata alla clinica Levenseind all’Aia, per chiedere l’idoneità all’eutanasia o all’assistenza al suicidio.
La risposta da parte del Levenseind non aveva lasciato spazio a dubbi: un perentorio no.
La scelta dell’ospedale, spiegata dalla stessa Noa, sta nel fatto che la ragazza è stata ritenuta troppo giovane per morire e che decisioni di questo tipo si sarebbero potute affrontare solo ai 21 anni.
Una decisione che si è rivelata insostenibile per Noa, come lei stessa ha raccontato. “Non posso aspettare tutto questo tempo”.
Da qui la decisione di lasciarsi morire di fame e di sete, d’accordo con la famiglia.
Tramite Instagram, in un lungo post [attualmente rimosso n.d.r.], la 17enne saluta in una sorta di testamento social: “Ho pensato a lungo e ho deciso di condividere il post qui. Vado dritta al punto: entro dieci giorni massimo morirò. Dopo anni di lotte, la lotta è finita. Ho smesso di mangiare e di bere e dopo difficili confronti è stato deciso che potrò morire perché la mia sofferenza è insopportabile”.
Poi ancora: “Sono seguita, non ho dolore e trascorro tuttp il giorno con la mia famiglia. Sto salutando le persone più importanti della mia vita”, fino alla conclusione: “Non cercate di convincermi che sto sbaglianfo, questa è la mia decisione ed è definitiva”.