Genova – C’è attesa per il nuovo crono-programma annunciato dalla struttura commissariale guidata dal sindaco Marco Bucci che dovrà confermare o smentire le voci, sempre più insistenti, sul grave ritardo del cantiere per la ricostruzione del nuovo ponte autostradale.
Improbabile che le promesse di veder completato il montaggio dell’impalcato entro il 2019 e di inaugurazione entro aprile 2020 vengano rispettate. Per comprendere la situazione basta il dato delle parti di impalcato che dovrebbero essere terminate nei prossimi 20 giorni. Gli annunci parlavano di 19 parti di ponte montate entro il 31 dicembre e al momento sono 3.
Una situazione preoccupante su cui ha gravato (e grava ancora) il maltempo ma anche la difficoltà, non meglio chiarita al momento, di Fincantieri a fornire le parti che devono essere issate per decine di metri sulle pile (che invece procedono speditamente).
Se il maltempo poteva certamente essere in qualche modo preventivato – non è la prima volta nella storia che la Liguria viene colpita dal maltempo nel periodo di ottobre e novembre visto che tutte le alluvioni sono avvenute in questo periodo – stupisce la differenza tra il “previsto” e il realizzato.
Il cronoprogramma prevedeva il termine del montaggio di 19 campate su 19 entro il 31 dicembre 2019 mentre, nella più rosea delle aspettative si potrà arrivare a 8-9. Una differenza su cui non può aver influito solo il maltempo anche perché le parti da montare non sono fisicamente presenti a Genova ed anche potendo non si sarebbero potute montare.
Le campate che resteranno da montare al 31 dicembre costituiranno il ritardo sensibile e misurabile nei lavori ed è improbabile che l’altra promessa fatta, l’inaugurazione entro aprile 2020, venga rispettata.
Più probabile che i lavori proseguano almeno sino a giugno 2020.
I genovesi sono ovviamente contenti che il ponte si faccia e che vengano mantenuti i livelli di sicurezza per lavoratori e per la struttura e nessuno vorrebbe che l’opera venisse realizzata “prima” incidendo su questi punti saldi.
Resta da capire se esistono e quali saranno le penali previste nel contratto firmato dalle aziende impegnate nella ricostruzione e se questo nuovo intoppo non costituisca un ulteriore gravame per il futuro.
Il tempo delle promesse è terminato ed ora si bada al sodo. Il nuovo cronoprogramma dovrà essere più verosimile, magari esente da esigenze “elettorali” e non si può più sbagliare. In ballo c’è molto più della faccia, c’è il futuro di Genova.