Roma – Silvia Romano che cammina nuda per strada “manifestando in favore degli immigrati” oppure fotografata accanto ad un giovane kenyota, a Malindi, in una data nella quale doveva invece trovarsi reclusa come ostaggio in mano ai terroristi.
Sono le nuove Fake news che circolano sul Web sulla giovane rapita in Kenya e trattenuta come ostaggio dai terroristi per ben 18 mesi.
Fake news rilanciate da profili fantasma sui quali dovrebbe indagare la Magistratura per l’evidente intento diffamatorio e di vera e propria violenza contro una persona vittima di una vicenda al limite del paradossale.
Si tratta dell’ennesima vergognosa barbarie, inventata da una propaganda senza scrupoli per screditare la figura di Silvia Romano, la giovane italiana rapita in Kenya dai fondamentalisti islamici e tenuta in ostaggio per 18 mesi per poi essere liberata dai servizi segreti italiani in collaborazione di quelli Turchi.
Sui social e sulle chat circolano in particolare foto e video che, secondo la propaganda ritrarrebbero Silvia Romano con un giovane di colore, a Malindi (Kenya) in una data nella quale la ragazza era ostaggio e un video nel quale si vedrebbe la giovane camminare nuda per strada per un esperimento sociale volto a dimostrare che gli Immigrati non aggrediscono giovani donne.
Nel primo caso si tratta di un grossolano errore di lettura poichè la foto ritrae effettivamente la giovane in compagnia di un collega kenyota della Ong per la quale operava ma la foto è stata pubblicata in data diversa da quando è stata scattata.
In pratica è stata pubblicata a corredo di un articolo di un quotidiano effettivamente pubblicato nel giugno 2019, quando la ragazza era ostaggio ma è riferita ad uno scatto realizzato nel 2018 come è facilmente dimostrabile consultando il profilo Facebook del ragazzo kenyota.
La seconda Fake news riguarda una fantomatica passeggiata, senza alcun indumento, che la vittima della barbarie della diffamazione, avrebbe fatto “per manifestare in favore degli Immigrati”.
La giovane ritratta nel video non è Silvia Romano e il confronto delle foto e del video dimostrano in modo inequivocabile che non si tratta della stessa persona visto che la giovane che passeggiò nuda per le vie di Bologna aveva un grosso tatuaggio sul petto che Silvia Romano non ha.
L’intento diffamatorio è chiaro e lampante e dimostra quale tipo di campagna sia in atto contro la figura di una cooperante di una ONG che salva bambini in Africa. Resta da capire cosa aspetti la Magistratura ad aprire un’indagine per diffamazione ai danni di una persona sottoposta ad una fortissima violenza psicologica e che è appena rientrata da un’esperienza ancora più terribile.
La polizia postale, su ordine della Magistratura, potrebbe infatti risalire all’identità delle persona che hanno condiviso queste immagini sui social e assicurare alla Giustizia chi le ha diffuse.