Genova – La vespa assassina è stata trovata anche nel capoluogo ligure. A darne conferma l’Arpal che ha avuto notizia del ritrovamento di un esemplare nel territorio cittadino.
La preoccupazione è grande, soprattutto per gli apicoltori, poichè la vespa velutina, più conosciuta come vespa asiatica, uccide le api e distrugge interi allevamenti catturando e cibandosi dei miti insetti impollinatori.
Ma a preoccupare i Cittadini (e le istituzioni) dovrebbe essere anche e sopratutto la forte aggressività delle velutine, in grado di attaccare in gruppo e di provocare la morte con diverse punture.
Il ritrovamento del primo esemplare di velutina a Genova è avvenuto nei giorni scorsi al Forte Tenaglia, sulle alture di Sampierdarena.
Un apicoltore della zona ne ha trovata una morta nel suo apiario e l’ha segnalato all’Arpal che ne ha accertato l’identificazione consultando due diversi entomologi.
Un esemplare che difficilmente può essere arrivato “per caso” nell’allevamento di api poiché si tratta di insetti che vivono in gruppo e che non compiono viaggi di chilometri in volo.
Nelle vicinanze potrebbe quindi essere presente un nido che potrebbe contenere migliaia di esemplari, arrivando ad un diametro di oltre un metro.
Una presenza che è un allarme rosso per gli apicoltori ma che deve far scattare tutti i doverosi controlli e contromisure poiché gli insetti sono molto aggressivi e dotati di veleno e possono uccidere se qualcuno le infastidisce.
La specie aliena Vespa velutina, anche nota come calabrone asiatico o calabrone dalle zampe gialle, a differenza della tradizionale Vespa crabro (il nome scientifico del calabrone europeo) è molto pericoloso perché mentre il “collega” europeo difficilmente attacca in gruppo, la velutina è molto più aggressiva e si getta in gruppo sull’eventuale “disturbatore” pungendolo ripetutamente.
La singola puntuta è molto dolorosa ma una serie può risultare addirittura mortale. Lo è certamente per le persone allergiche che possono essere colpite da uno chock anafilattico.
La velutina, inoltre è una cacciatrice di api particolarmente abile, e in un solo giorno può ucciderne centinaia. Per questo la sua presenza è una cattiva notizia, soprattutto per gli apicoltori.
Decisamente preoccupante anche il fatto che il progetto europeo di eradicazione “Stop Velutina” è fermo dal luglio 2018 per assenza dei fondi necessari e la lotta alla velutina in Italia è resa più difficile dal fatto che sono volontari a darle la caccia.
Ad oggi, in Liguria, sono stati stanziati dalla Regione Liguria fondi per circa 50mila euro che, però, non sono sufficienti da soli a mantenere e organizzare i team di “cacciatori di velutina” che erano stati creati con il progetto europeo.
All’epoca, infatti, era stato anche modificato un radar – di quelli usati per monitorare aerei e imbarcazioni – per individuare le vespe nel loro volo verso il nido.
In pratica venivano catturate delle vespe velutine e poi veniva loro incollato un diodo elettronico sulla schiena.
Una volta liberate tornavano al nido e venivano seguite dal radar che era in grado di segnalare l’esatta posizione del “punto d’arrivo”.
Un team a terra completava la ricerca e distruggeva il nido.
Al momento vengono invece riconosciuti 50 euro di rimborso spese per ogni nido distrutto ma occorre tenere presente che le vespe fanno il nido su alberi di oltre 20 metri e che bisogna dare la caccia ai nidi nei boschi, su terreni accidentati e quasi sempre indossando speciali tute protettive e usando insetticidi specifici per i quali occorrono patentini e corsi speciali.
Difficile dunque che un manipolo di eroici e coraggiosi volontari possa difendere in modo adeguato l’intera regione dall’assalto della velutina che avanza a ponente dalla Francia e a levante dalla Toscana.
La situazione è molto preoccupante nella zona di Imperia e suo entroterra, con migliaia di nidi ritrovati e distrutti da ormai diversi anni ma anche la zona di La Spezia è ormai “terra di conquista” della velutina (leggi articolo qui)
A rendere urgentissimo un concreto intervento, magari coordinato tra più regioni o addirittura dall’Unione Europea, la diffusione dell’insetto. In pochi anni ha colonizzato gran parte della Francia meridionale e la Spagna del sud e ora bussa alle porte dell’Italia.
Da un solo nido, ogni anno, possono uscire decine di “Regine” pronte a creare altrettanti nidi la primavera successiva.
Anche per questo motivo è importante individuare e distruggere i nidi e, in particolare, i “primi nidi” ovvero le piccole costruzioni in una sorta di “cartapesta” dove la regina depone le prime uova e che è grande come una pallina da tennis e la forma di una palla aperta sul lato inferiore.
Il primo nucleo di vespe si trasferirà poi su un albero formando nidi di oltre un metro di diametro e con decine di migliaia di vespe.
Il primo esemplare consegnato ai tecnici Arpal per la registrazione su Libioss, l’Osservatorio ligure della biodiversità, è stato ritrovato sabato scorso nei pressi dell’apiario didattico di Forte Tenaglia, gestito da Alessandro Faruffini: è una delle tante attività svolte nell’ambito dell’associazione onlus La Piuma.
In particolare, a permettere la cattura di questa “numero uno”, sono state le trappole installate con il progetto europeo Aliem, nato un paio d’anni fa per realizzare una rete di sorveglianza sulle specie aliene invasive attiva fra sud della Francia, Liguria, Toscana, Corsica e Sardegna.
Terminato il monitoraggio del progetto, Faruffini ha continuato ad utilizzare le trappole, ispezionandole periodicamente alla ricerca di intrusi, fino alla scoperta di sabato.
Il progetto Aliem, iniziato dall’entomologo Valter Raineri – che anche dalla pensione ha contribuito a confermare l’identità dell’animale – è stato portato avanti da Daniela Caracciolo, che apre all’idea di un possibile Aliem 2.
“Le specie aliene invasive sono considerate dall’unione europea come una delle più serie minacce alla biodiversità – spiega la dott.ssa Caracciolo, referente dell’omonimo ufficio di Arpal – e riuscire ad avvistarle tempestivamente sul territorio permette di agire in maniera più efficace, contrastando o, in qualche caso particolarmente fortunato, addirittura fermando la loro proliferazione. Anche grazie ad Aliem si è creata una valida cooperazione con il mondo accademico e forestale, e ci sono tutti i presupposti per un secondo progetto che permetta di portare avanti quanto iniziato. In particolare, insieme alla realizzazione di una rete di sorveglianza transfrontaliera, abbiamo arricchito l’Osservatorio ligure della biodiversità con la sezione delle specie aliene invasive e Aliem 2, o come si chiamerà, potrebbe concentrarsi sugli strumenti di contrasto”.
Per questo motivo sarà importante la collaborazione anche con il mondo degli apicoltori: potrebbero essere proprio loro, infatti, a contribuire a trovare soluzioni innovative a tal proposito. ALPA Miele, Associazione Ligure Produttori Apistici, di cui fa parte l’apicoltore che ha effettuato il ritrovamento, e l’altra associazione regionale, ApiLiguria, portano avanti da anni campagne informative e sperimentazioni, con il supporto della Regione Liguria, per combattere Vespa velutina e sventare il grave pericolo che rappresenta per api e biodiversità.
A livello regionale, il Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri è stato individuato dalla Regione Liguria, con DGR n.743 del 6 settembre 2019, come Ente coordinatore della gestione organizzativa e amministrativa delle attività di prevenzione e di controllo della Vespa velutina e, in poco più di un anno di attività e tramite diverse squadre di operatori debitamente formati, ad oggi ha condotto la rimozione di oltre 800 nidi nei territori provinciali di Imperia, Savona e La Spezia.