Genova – Una lettera aperta al presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti per offrire i circoli Arci per ospitare la campagna di vaccinazione anti-coronavirus capillarmente, anche nei piccoli centri.
“L’8 febbraio scorso abbiamo inviato una nuova lettera al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – scrive Arci Liguria – Questa volta non abbiamo chiesto particolari attenzioni al nostro mondo nonostante, riteniamo, sarebbero dovute. Nella prima fase della pandemia, infatti, la nostra rete di presidio sociale e culturale del territorio ha attivato centinaia di interventi per sostenere il contrasto alle povertà causate dal COVID-19, per supportare cittadini e famiglie fragili e per impedire il completo isolamento di quartieri, paesi e comunità”.
“Abbiamo mobilitato migliaia di volontari che hanno collaborato con le istituzioni, con la Protezione Civile, per la distribuzione di pacchi alimentari, pasti, medicine, buoni spesa e dispositivi di protezione – prosegue Arci Liguria – Attività che sta continuando anche in questi mesi in varie forme, nonostante attualmente molte basi siano chiuse in base alla normativa per contrastare la diffusione del COVID-19. Ciò nonostante gli effetti di questa crisi stanno mettendo a serio rischio la nostra stessa tenuta e quella di centinaia di circoli, abbiamo scritto al Presidente della Regione, nonchè Assessore alla Sanità, per renderci disponibili ad aiutare la Regione Liguria e le istituzioni sanitarie per la campagna vaccinale nella nostra regione”.
L’Arci in Liguria rappresenta decine di migliaia di soci e centinaia di circoli ricreativi, società di mutuo soccorso, case del popolo, gallerie d’arte, cinema d’essai, circoli culturali, gruppi di volontariato, circoli musicali, circoli tematici, associazioni di volontariato e molto, molto altro.
“Le nostre basi associative – spiega Arci Liguria – spesso dispongono di locali indipendenti, cortili e giardini adatti a garantire il necessario distanziamento e le condizioni adeguate alle operazioni di somministrazione (va ricordato che i vaccini Moderna e AstraZeneca non prevedono basse temperature di conservazione). Siamo in grado fattivamente di aprire i nostri spazi (chiusi a seguito dei vari Dcpm ormai da fine ottobre), che sono diffusi anche in piccoli comuni e periferie decentrate per supportare personale medico e medici di famiglia nell’azione di somministrazione i quei vaccini che non necessariamente prevedono basse temperature di conservazione e di tamponi rapidi, non creando assembramenti e problemi di sorta”.
“Siamo chiusi da troppo tempo e cominciamo ad essere pesantemente indebitati – prosegue l’appello di Arci – La nostra comunità di soci del quartiere, del paese è stata disintegrata dopo anni di lavoro, di costruzione di relazioni, reti e quant’altro. Non abbiamo alcuna certezza e prospettiva e nessuno si è preoccupato di darcene una in questo anno.
Navighiamo a vista e, moltissimi rischiano pure il lavoro che si erano costruiti con anni di sacrifici. Tutto per “credere a tempo pieno” nella potenza rivoluzionaria dello stare insieme in tempi di egoismi e barbarie. Ma, nonostante ciò continuiamo fare e progettare socialità, rendendoci utili per quelle stesse comunità. Lo stare insieme, il fare le cose insieme, progettare il benessere dei territori in cui viviamo, cambiare il mondo che ci circonda, per noi, continua e continuerà ad essere una straordinaria passione”.