Genova – Aumentare le restrizioni per chi non è vaccinato chiudendo ai soli possessori di green pass le attività ludiche come andare al ristorante e al bar, allo stadio e agli eventi sportivi o ai concerti. E’ la proposta di Matteo Basetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e da sempre in prima linea contro il coronavirus.
Secondo il medico genovese, per incentivare le prime dosi – la vaccinazione di chi ancora non ha fatto alcun trattamento – sarebbe necessario inasprire le restrizioni eliminando la possibilità di ricorrere al tampone per poter partecipare ad attività ludiche e del tempo libero.
Una voce che si aggiunge al coro di chi vorrebbe premiare chi si sottopone alle vaccinazione rispetto alla possibilità di nuove chiusure come il lockdown.
Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti ha più volte auspicato che, laddove fosse necessario ricorrere ad un nuovo lockdown, questo andrebbe riservato alle persone non vaccinate e prive di green pass.
Anche in Italia come nel resto d’Europa il numero dei contagi aumenta, gli esperti prevedono una possibile quarta ondata di pandemia tra dicembre e febbraio e ci si interroga sui possibili incentivi per convincere i no vax a vaccinarsi.
Mentre è sempre più evidente che solo la campagna di vaccinazione sta facendo da barriera ad un nuovo picco di infezioni e di morti e si ripetono gli appelli degli esperti a vaccinarsi, resta lo zoccolo duro dei no vax a mantenere bassi i numeri delle persone vaccinate e si allontana la possibilità di raggiungere in fretta l’immunità di gregge offerta dal vaccino e dalla immunizzazione del 90 per cento della popolazione.
Il professor Bassetti conferma che ogni giorno arrivano in ospedale pazienti non vaccinati che stanno male, anche tra i 50 e i 60 anni.
“Vaccinarsi non è solo un atto individuale – ha spiegato Bassetti – è un atto di fratellanza nei confronti della comunità in cui viviamo. Mi vaccino non solo per me stesso ma per evitare che se mi viene il covid devo andare in ospedale e porto via il posto letto a una persona che ha una patologia diversa da quella e ha bisogno dell’ospedale. E’ un grosso regalo che facciamo alla comunità in cui viviamo”