Genova – I lavori per la messa in sicurezza del versante che sovrasta via Robino alta sono iniziati ma il numero di alberi abbattuti desta molte perplessità tra i residenti.
E’ durata poco la gioia dei residenti della parte alta di via Robino, sotto il Biscione, per l’avvio dei lavori – attesi da anni – per il ripristino e la messa in sicurezza dell’area di terreno sottostante il Biscione e che si affaccia sulla via del quartiere di Marassi.
L’arrivo delle ruspe e degli operai era stato salutato come un “miracolo” considerando che da almeno tre anni il Municipio locale chiedeva i lavori e che le proteste per il pessimo stato di manutenzione sono almeno decennali. Ma quando i lavori sono iniziati sono nate subito le perplessità perché, per sistemare il versante sono già stati abbattuti almeno una ventina di grandi alberi e ormai tutti hanno imparato che non esiste barriera migliore al franare del terreno delle radici degli alberi.
Uno dopo l’altro enormi esemplari di alberi comuni sono stati abbattuti con le motoseghe e rapidamente ridotti in pezzi.
Una vera e propria strage di alberi che suscita molte perplessità in chi, sin dalla scuola, ha imparato che è proprio la mala gestione del territorio la prima causa del dissesto.
“Non pensavamo a questo sterminio di piante e alberi – spiegano sorpresi i residenti – e pensavamo che i progetti di intervento tenessero conto delle piante già presenti. Tagliare alberi alti anche diverse decine di metri per “mettere in sicurezza” un crinale è per noi una sorpresa”.
L’avvio dei lavori è quindi passato rapidamente da una “festa” in una forte perplessità e nelle proteste di chi avrebbe preferito un diverso tipo di intervento, meno “invasivo” per l’ambiente.
“Il terreno sotto il Biscione frana da decenni – spiegano i residenti – e certamente andava fatto qualcosa. Nella parte terminale di via Robino, dove si immette in viale Bracelli, c’erano transenne e terriccio che franava sulla strada ad ogni piovasco un pò più forte. Ma non pensiamo che l’uso di ruspe e taglio indiscriminato di alberi siano la risposta adeguata”.
A suscitare perplessità è anche la rapidità con cui i grossi tronchi, abbattuti nonostante fossero perfettamente sani e stabili, vengono ridotti a piccoli pezzi e portati via.
“Soprattutto da quando abbiamo iniziato a protestare – spiegano alcuni residenti – le operazioni si sono fatte febbrili e rapidissime. Gli alberi cadono e spariscono nel giro di poco. Cosa metteranno al loro posto per trattenere, nel breve e medio periodo, il terreno già franoso?”.
Il progetto – secondo quanto pubblicato sui social tempo addietro, prevede la sistemazione del crinale e la piantumazione di ginestre e piante tipiche della macchia mediterranea.
Non è chiaro se siano previsti anche alberi ma chi vive nella zona sa bene che al taglio delle piante con grandi radici corrisponde – di solito – un indebolimento del terreno a valle.
Nei prossimi giorni i residenti, attraverso alcune associazioni ambientaliste, scriveranno ai responsabili dei lavori per chiedere di poter visionare i progetti e, soprattutto, quanto è previsto per la “messa in sicurezza” del terreno franoso sotto il Biscione.
“Quel terreno ha già fatto brutti scherzi in passato – spiegano i residenti – e non vorremmo ritrovarci con guai ancora più grossi di quelli che avevamo prima. Era preferibile sistemare la situazione lasciando gli alberi e pensando invece di aumentarne il numero”.
Le perplessità dei residenti non si fermano al solo abbattimento di diversi alberi. Ci sono dubbi anche sulla mancata “ricerca” della cospicua fuoriuscita di acqua che caratterizza l’ultimo tratto.
Nei lavori sono stati infatti posizionate enormi “gabbie” piene di sassi a fare da sponda ad un tratto dove già in assenza di precipitazioni avviene una copiosa discesa d’acqua e che, durante e dopo le piogge, si trasforma in un ruscelletto.
“Pensavamo – spiegano ancora i residenti – che prima di costruire la barriera andassero a capire da dove arriva tutta quell’acqua. Non c’era una fonte e dunque c’è qualcosa che non va. Captare l’acqua e convogliarla adeguatamente eviterebbe che il terreno “scivoli” sugli strati lubrificati dall’acqua. Siamo sorpresi perché sono le “basi” quando si mette in sicurezza un terreno franoso”.