Jeff Koons SerpentsGenova – Ha vinto la causa contro l’artista internazionale Jeff Koons e ora si ritrova proprietario di un’opera che potrebbe valere milioni di euro. Un fortunato e tenace collezionista d’Arte che vive a Genova è balzato agli onori della cronaca per una vicenda davvero particolare.
Nel 1991 ha acquistato ad un’asta di oggetti smarriti una scatola chiusa con alcune scritte che facevano rifermento all’artista Koons, le cui opere vengono battute nelle aste internazionali a prezzi milionari. All’epoca l’artista non era noto ma il suo nome già circolava negli ambienti del settore, tra gli esperti.
L’acquisto, realizzato con 500mila lire dell’epoca, circa 250 euro, potrebbe rivelarsi uno degli “investimenti” – ma sarebbe meglio dire “colpi di fortuna” – più clamoroso degli ultimi anni perché nella scatola il collezionista ha trovato due statuine che ritraggono due buffi serpenti con gli occhi gialli e con un papillon verde al collo.
La stessa scritta “banality” e “Serpents 2/3” sulla scatola dice molto, ai non appassionati del settore.
In breve il collezionista genovese capisce di aver fatto un bel colpo poiché le opere d’arte della serie Serpents facevano parte di una mostra che Koons aveva organizzato e titolato, appunto “Banality”.
Ma poco tempo dopo iniziano i guai perché quando il collezionista chiede a Jeff Koons (noto in Italia più che altro come ex marito di Ilona Staller, in arte Cicciolina) la autentica dell’opera, il noto artista prima la “disconosce” affermando che non sia sua e poi, messo alle strette per una serie di statuine identiche presenti in un museo, afferma trattarsi solo di “prove di artista” con alcune imperfezioni.
Per ben due volte, allora, il collezionista genovese cita Koons in giudizio e vince vedendosi riconosciuto il diritto di affermare che i due serpentelli in ceramica sono opera di Jeff Koons e per di più con una notorietà generata dalla controversia internazionale e dalla clamorosa (e inusuale) presenza di più opere uguali nella loro originalità poichè l’artista ne ha riprodotte alcune convinto che le prime fossero andate distrutte.
Sulla vicenda pende ancora il giudizio “finale” della Corte di Cassazione ma la vittoria nei due primi gradi di giudizio rende ottimista il collezionista – rigorosamente anonimo – di Genova.