Genova – Si infiamma la protesta dei genitori della scuola Duca degli Abruzzi di Oregina per la classe prima che potrebbe essere avviata al prossimo anno scolastico con ben 24 allunni, 7 dei quali portatori di disabilità e con “la 104”, la legge che istituisce particolari esigenze educative e di sostegno.
Mercoledì 20 luglio i genitori organizzeranno un presidio di protesta sotto la Prefettura dopo le numerose proteste organizzate nel quartiere e sotto il Provveditorato agli studi.
In ballo la possibilità che l’esperimento di Oregina possa essere esteso a tutte le scuole, laddove, per esigenze di personale e taglio dei costi, si potrebbero creare classi sempre più numerose e magari con persone con disabilità che invece necessiterebbero di numeri ben diversi e di maggiori attenzioni e risorse.
Una battaglia generale, dunque, alla quale i genitori della Duca degli Abruzzi chiamano gli stessi insegnanti e tutti i Cittadini cui sta a cuore il futuro dei bambini.
Classi sempre più numerose, insegnanti costretti a coprire turni sempre più complessi e spezzettati e studenti con sempre maggiori problematiche e necessità crescenti.
I genitori della Duca degli Abruzzi hanno dichiarato di aver rifiutato l’invito – che sarebbe stato rivolto loro dai vertici del Provveditorato – di iscrivere i bambini disabili in altre scuole. Una proposta – se confermata – irricevibile e scandalosa visto che le persone con disabilità neurologica hanno invece bisogno di mantenere rapporti con luoghi e persone e subirebbero un danno incalcolabile dall’essere “strappati” alla loro quotidianità, ai rapporti con i bambini conosciuti all’asilo o anche solo nel quartiere.
Altra proposta respinta dai genitori quella di formare due classi utilizzando, però, gli insegnanti già a disposizione e che vengono normalmente impegnati per sostituire i colleghi malati o nei permessi o, ancora, in caso di gravidanze o malattie prolungate.
I genitori della Duca degli Abruzzi hanno preteso che le due classi abbiano gli insegnanti di ruolo che sono previsti dalle normative poiché, in caso contrario, la scuola si troverebbe con una carenza di personale che avrebbe certamente conseguenze sulle altre classi e non è pensabile che – per risolvere un problema – lo Stato chieda a bambini e genitori non coinvolti direttamente nella questione, di fare dei sacrifici o subire dei disagi.
Una battaglia “di posizione” quindi che potrebbe far schierare molti genitori a difesa del diritto di tutti i bambini ad avere un’educazione adeguata e le migliori condizioni per la loro crescita educativa e personale.