Genova – Sono passati 21 anni dal G8 del luglio 2001 ma la città non dimentica le giornate di violenza e caos, la morte di Carlo Giuliani ma anche il movimento pacifista che ha portato in piazza decine di migliaia di persone per protestare contro le scelte prese da un ristretto numero di “potenti” senza coinvolgere popoli e movimenti.
Gli episodi più gravi, la morte di Giuliani per un colpo di pistola sparato da un giovane e impreparato carabiniere e l’irruzione alla scuola Diaz con 96 feriti e gravissime accuse per le forze dell’ordina intervenute (e mai del tutto identificate) resteranno per sempre nella memoria di chi, in quei giorni, era a Genova per strada o seguiva gli eventi in televisione o sui Media, che all’epoca realizzarono dirette e servizi 24 ore su 24.
La Corte Europea ha riconosciuto il reato di “tortura” per l’irruzione alla scuola Diaz e per le violenze sui manifestanti arrestati e condotti in condizioni disumane nel carcere temporaneo di Bolzaneto e la Giustizia italiana ha condannato il carabiniere per la morte di Carlo Giuliani ma ancora troppi “lati oscuri” restano senza risposte, ad iniziare dai “black block” che arrivarono a Genova organizzati e con informazioni precise su luoghi e tempistiche in un periodo nel quale i social erano ancora fantascienza.
I testimoni ricordano che i black block, in gran parte stranieri, “spuntavano” nelle vicinanze dei cortei pacifici e scatenavano l’inferno distruggendo ogni cosa e provocando le forze dell’ordine sino a scatenare una reazione che – immancabilmente – “mancava” i black block per abbattersi sui cortei.
Dubbi che restano e che è comune interesse chiarire per i Cittadini e per le stesse forze dell’ordine, a difesa della rispettabilità e della abnegazione della maggior parte degli operatori.