Savona – Inizia oggi la caccia al cinghiale in gran parte della provincia di Savona (Albenganese, Finalese ed Alta Valbormida) e gli animalisti invitano chi va per boschi e sentieri ad indossare “elmetto e giubbotto anti proiettile” per evitare di essere coinvolti negli incidenti di Caccia che ogni anno uccidono decine di persone.
Gli animalisti ricordano infatti che i boschi sono ancora coperti di foglie e quindi la visibilità è molto inferiore alla gittata efficace delle micidiali armi a munizione intera dei cacciatori e denunciano che escursionisti, gitanti, biker e cercatori di funghi, hanno il diritto di frequentare le campagne in tranquillità e sicurezza.
L’Osservatorio Savonese Animalista denuncia che “in questa situazione tragica ma non seria, qualche sprovveduto chiede ancora più caccia per contrastare i danni arrecati alle coltivazioni da cinghiali e caprioli o, addirittura, l’intervento dell’esercito; non sapendo, o fingendo di non sapere, che la loro presenza è dovuta alle insensate liberazioni di animali negli anni 80 da parte dei cacciatori, affinché si riproducessero diffusamente – come anni dopo avvenuto – per essere cacciati a piacere; ma la caccia non solo non è la soluzione del problema ma – dicono gli scienziati – ne è la causa perché disperde i branchi di cinghiali (che in Liguria si stavano invece riaggregando per difendere meglio i giovani dai lupi) e favorisce la formazione di microgruppi in cui, a differenza del grosso nucleo originale in cui si accoppia solo la femmina capobranco, in ognuno di essi partorisce la femmina dominante”.
OSA ricorda che in paesi meno succubi ai sempre meno cacciatori ed ai politici loro amici si sta sperimentando con buoni risultati l’uso di sostanze che procurano la sterilità per diversi anni.
“I cacciatori potranno/dovranno abbattere oltre 35.000 cinghiali – scrivono gli ambientalisti – numero calcolato con censimenti inattendibili, invece di usare mezzi tecnici accurati (droni, infrarossi, termocamere); come sempre il contingente non verrà raggiunto e si protrarrà la caccia a gennaio a solo beneficio dei cacciatori; i cinghiali sono infatti, probabilmente, molti di meno ma, spaventati per quattro mesi dalle battute, percorreranno decine di chilometri al giorno e potranno entrare nelle zone rosse di peste suina (non ancora efficacemente recintate), con il pericolo di mescolarsi con soggetti positivi e favorendo la diffusione della malattia in zone finora integre”.