Genova – Esisterebbe un “ragionevole dubbio” sul ruolo effettivo di Simone Scalamandrè, il più piccolo dei fratelli, nella morte del padre Pasquale Scalamandrè, massacrato nella sua abitazione di San Biagio dove si era recato a chiedere ai figli di ritirare una denuncia contro di lui.
A scriverlo nella sentenza la corte di Appello che ha confermato la condanna a 21 anni di carcere per Alessio Scalamandrè, il più grande dei figli della vittima ma ha assolto “per non aver commesso il fatto” il figlio minore, anche lui condannato invece in primo grado.
Secondo il giudice, infatti, non è certo che Simone abbia infierito sul padre sino ad ucciderlo anche se ha certamente reagito in modo violento alla richiesta pressante dell’uomo di ritirare una denuncia per violenze.
A percuotere a morte il padre, quindi, sarebbe stato solo il figlio maggiore mentre il minore potrebbe aver semplicemente assistito senza intervenire, probabilmente sotto choc.
Una sentenza che non ha mancato di sollevare qualche perplessità e che potrebbe essere impugnata in corte di Cassazione dove si concluderebbe la vicenda giudiziaria in caso di conferma della sentenza di Appello.