La Spezia – Secondo le disposizioni emanate dal nuovo Governo il porto ligure è “sicuro” e lì potranno sbarcare i Migranti salvati dalle navi delle organizzazioni umanitarie.
Arriveranno nel porto spezzino, dopo un viaggio di oltre 100 ore, i 69 migranti salvati dalla nave Geo Barents di Medici senza Frontiere al largo della Libia. La decisione scatena le proteste dell’organizzazione umanitaria che contesta la decisione delle autorità di autorizzare lo sbarco nel “porto sicuro” di La Spezia, distante giorni di navigazione dal punto in cui è avvenuto il salvataggio.
Le nuove normative, introdotte dal Governo, infatti stabiliscono che le navi che effettuano il salvataggio di Migranti debbano recarsi nel “porto sicuro” stabilito dalle autorità italiane e non nel primo porto sicuro vicino al luogo del naufragio e soccorso e un’imbarcazione che ha recuperato in mare i migranti – tra loro anche nove donne e 25 minorenni – potrebbe viaggiare giorni, in condizioni proibitive e certamente non le più in linea con il Diritto Internazionale che regola i salvataggi di naufraghi – prima di poter approdare ad un porto e affidare le persone salvate a medici e strutture ospedaliere.
Medici senza Frontiere si atterrà alla decisione ma la contesta e protesta per la necessità di dover percorrere la distanza dal luogo del naufragio sin a La Spezia, dopo 100 ore di navigazione.
Un pò come se, con il naufragio della Costa Concordia, si fosse deciso che i passeggeri naufragati, invece di essere portati nel porto dell’isola del Giglio, dovessero essere condotti a Palermo o anche più lontano.
Circostanze che avrebbero fatto gridare allo scandalo e sollevato un caso internazionale ma che risulterebbero “normali” se, a naufragare, sono donne e bambini africani.
I Migranti salvati dalla nave Geo Barents viaggivano su un gommone sovraffollato ed erano in pericolo di naufragio, tra loro molti bambini.
La nave ha effettuato il soccorso come previsto dalle leggi del Diritto Internazionale e ha comunicato la richiesta di poter portare i naufraghi “al primo porto sicuro” come prevedono le norme internazionali (le stesse che varrebbero per un naufrago italiano) ma, invece di vedersi autorizzato lo sbarco in un porto vicino al luogo del salvataggio, come sarebbe logico, si è visto autorizzare il trasporto sino a La Spezia, in Liguria, a 100 ore di navigazione.
“La storia si ripete e nessuno ha imparato la lezione – scrive Medici senza Frontiere su Twitter – Dopo il salvataggio di oggi, le autorità italiane ci hanno assegnato La Spezia come luogo di sbarco. Questa città dista circa 100 ore di navigazione dalla nostra posizione attuale”.