Genova – Ci sarebbe la gelosia e una brutta storia di droga dietro all’omicidio avvenuto ieri sera in via Polleri, nella zona del Carmine, non molto distante dal Porto Antico e dalla zona turistica dell’Acquario. A rivelarlo, confessando l’omicidio, Filippo Giribaldi, il camallo di 43 anni che avrebbe premuto il grilletto sparando ben 4 colpi di pistola prima di uccidere il “rivale”.
Giribaldi, noto alle cronaca come uno dei portavoce del gruppo No Vax “Libera piazza” che durante la pandemia organizzò diversi cortei contro vaccini, mascherine e green pass, avrebbe sparato al termine di una lite tra lui, la vittima e un terzo uomo di cui non si conosce l’identità e che si trovava in casa di una donna, al Carmine, frequentata, sembrerebbe, da vittima e omicida.
Secondo le prime rivelazioni sembra che Giribaldi, infuriato perché la sua “fidanzata” frequentava anche Manuel Di Palo e insieme avrebbero consumato della droga, si sia presentato all’abitazione con la pistola calibro 22 usata poi per uccidere.
In un primo tempo la lite sarebbe avvenuta tra il camallo e il terzo uomo e si sarebbe conclusa con un primo colpo di pistola sparato “per avvertimento” contro un muro e poi sarebbe sceso anche Manuel Di Palo che avrebbe inseguito il suo assassino in via Polleri, gridando frasi sconnesse, forse sotto l’effetto di droga.
Quando Di Palo ha colpito con un pugno Giribaldi – secondo la confessione di questi – sarebbe partito il colpo mortale che ha raggiunto e ucciso il 37enne.
Nessuna pista politica, nessun riferimento, nella lite, alle militanze dei due. Smentito quindi qualunque riferimento a Casa Pound che la vittima avrebbe frequentato.
Resta la paura dei residenti del Carmine e la rabbia per i ripetuti litigi che i protagonisti della tragedia avrebbero avuto nel corso del tempo. Segnali, forse, di una situazione che stava degenerando come in peggioramento è la situazione sicurezza al Carmine, un tempo meta ambita per le nuove generazioni “bene” delle famiglie che tradizionalmente abitavano nel soprastante quartiere di Castelletto.
Un degrado “a ondate”, denunciato dai residenti legato allo spaccio che si sposta dal centro storico quando i controlli si fanno troppo insistenti.