Genova – L’arrivo di Luca Delfino nella Rems di Pra’ è atteso a giorni e cresce la paura e la preoccupazione delle famiglie che vivono a poche decine di metri dalla struttura nella quale le evasioni non sono certo una rarità.
Se l’ultimo “paziente” evaso è rientrato spontaneamente dopo la fuga, la notizia non rassicura chi teme che anche Delfino possa approfittare di misure di sicurezza – certamente non paragonabili a quelle di un carcere – per tentare la fuga e magari ripararsi in una delle abitazioni vicine, troppo vicine, ad una struttura che certamente non era previsto ospitasse pericolosi assassini giudicati “socialmente pericolosi”.
Molti dei residenti hanno dichiarato di avere paura ed altri addirittura hanno annunciato di volersi “armare” per difesa personale ma c’è poi la realtà di chi vive nelle palazzine accando alla Rems di Villa Caterina e che raccontano di urla strazianti, parolacce e bestemmie urlate a squarciagola e di pazienti che hanno finestre che si affacciano sui giardini vicini in cui vivono e giocano bambini anche in tenera età.
Ci sono racconti di frasi irripetibili rivolte a bambine nemmeno adolescenti, gesti e “atti” e genitori che preferiscono non mandare nemmeno più in giardino i bambini perché iniziano a “capire” e sono spaventati.
In questa atmosfera – lecitamente e nel pieno diritto garantito dalla Legge italiana (è bene precisarlo – arriverà tra qualche giorno l’uomo condannato per aver ucciso a coltellate, per strada, per futili motivi, l’ex fidanzata e che è entrato (e uscito) da almeno altre due indagini per omicidio.
La rabbia cresce con la paura e non è escluso che gruppi di cittadini, con il sostegno di comitati e associazioni, organizzino clamorose proteste per chiedere che se la struttura deve proprio ospitare Delfino, venga garantita una adeguata sicurezza anche con la presenza costante delle forze dell’ordine e con misure di sicurezza straordinarie che non consentano la fuga.
“Chi fa arrivare Delfino alla Rems di Prà – dicono i residenti – si assume umanamente e politicamente la responsabilità di quanto potrebbe accadere”.