Santo Stefano d’Aveto (Genova) – E’ stato risolto e non era certo un mistero, il giallo della panchina di ferro battuto comparsa lo scorso 30 luglio in cima al monte Penna, a quota 1700 metri.
La presenza del manufatto, in metallo e cementato alle rocce, aveva fatto scoppiare un “caso” sui social perché non era chiaro il motivo dell’installazione, in molti la contestavano ma, soprattutto, nessuna amministrazione locale sembrava informata sul fatto.
Le immagini della panchina, trasportata a spalla sino in cima alla vetta del Penna, hanno fatto il giro del web e sollevato un polverone sull’assenza di controlli lungo i sentieri più belli e trafficati della Liguria ma, alla fine, sembra essere stato svelato il “mistero”.
La panchina, infatti, sarebbe stata dedicata ad un giovane morto in circostanze tragiche, all’età di 48 annie che adorava quel punto dove ora è installata la panchina.
Un gruppo di amici la avrebbe trasportata a fatica sino in cima al monte e l’avrebbe collocata nel corso di una piccola cerimonia che si è tenuta in una vicina cappelletta.
Una sorta di “ricordo” commosso per un giovane nato nel 1971 e deceduto nel 2019.
Sulla panchina sono presenti delle targhette in metallo che ricordano il nome della persona e le date di nascita e di morte e quindi non si tratta di un gesto “oscuro” e riesce difficile credere che amici e parenti del giovane non abbiano chiesto il permesso per l’installazione.
La panchina certamente non fa parte del panorama circostante e si potrebbe discutere sulla scelta “estetica” o sulla opportunità di collocarla in loco ma ora potrebbe essere possibile un incontro la l’amministrazione locale che ha annunciato di volerla rimuovere e chi invece, magari ingenuamente ma di certo con un buon motivo, ha scelto di ricordare un amico, un familiare, in questo modo un pò particolare.
Sembra infatti che, dietro l’installazione, ci sia l’avventura di un gruppo di amici che ha percorso un lungo viaggio attraverso la Francia, partendo da Tollaud sino all’Italia per portare alcuni oggetti sul monte Penna dopo un viaggio di 700 km in bicicletta.
Nella vicina cappelletta c’è infatti un altro ricordo dedicato ad Alex con un barattolo contenente dei sassi di Taulau e l’acqua del mare di Punta Chiappa.
Su Facebook è possibile trovare una pagina collegata alla vicenda
(Foto da Facebook)