Genova – Una lettera diretta al presidente della Regione Liguria per prendere le distanze dalla campagna per la Sicurezza Stradale e invitare l’ente a ritirare subito la sua diffusione.
Una vera e propria “strigliata” quella che arriva alla Regione Liguria da alcune associazioni impegnate nella smart mobility e nella promozione dell’uso della bicicletta in città. In risposta alla campagna di comunicazione per sensibilizzare l’opinione pubblica alle tematiche della sicurezza sulle strade, infatti chiedono al presidente Toti di ritirarla e di sostituirla con “una vera campagna di sicurezza stradale”.
“Gentile Presidente – si legge nella missiva – scriviamo questa lettera aperta per segnalare il nostro sconcerto rispetto alla campagna Sicurezza Stradale 2023 della Regione Liguria.
Questo nonostante la campagna ci trovi concordi:
-sull’allerta e attenzione che pedoni e ciclisti devono tenere quotidianamente sulle nostre strade, senza la minima possibilità di distrarsi, neanche sugli attraversamenti pedonali, neanche con il semaforo verde a favore, neanche nelle strade pedonali o sulle piste ciclabili e, aggiungeremmo, ormai neanche sui marciapiedi
-con lo slogan della campagna, “Non è stato un incidente”: è ormai noto, infatti, che la terminologia più corretta è quella dello “scontro stradale” considerando che uno scontro o un investimento raramente sono frutto del caso, bensì di una precisa cultura stradale.
Tuttavia, non possiamo che rimanere sconcertati e perplessi da una campagna che mette sullo stesso piano le vittime della INsicurezza stradale, con quelli che abitualmente ne sono i responsabili. Sebbene le norme di autoprotezione debbano essere patrimonio di tutti, infatti, troviamo assurdo che la campagna accomuni l’utenza debole della strada, ciclisti e pedoni, con i veri responsabili dell’insicurezza stradale che dagli stessi dati ufficiali, compresi quelli elaborati dalla Regione, sappiamo essere automobili, camion e ciclomotori che occupano tutti gli spazi disponibili, anche quelli riservati alle persone.
Da una Regione che intenda fare una seria campagna di educazione alla sicurezza stradale ci saremmo aspettati la segnalazione di quelli che sono i comportamenti corretti per gli automobilisti, camionisti e motociclisti, come:
– tenere una velocità il più possibile bassa e adeguata al contesto, in particolare nei centri abitati e in presenza di pedoni o ciclisti sulla carreggiata,
-rallentare SEMPRE in prossimità di incroci, attraversamenti o semafori,
-tenere la distanza di sicurezza laterale di almeno 1,5 metri da ogni ciclista, quando lo/a si sorpassa, e sempre, quando si è in suo avvicinamento
-evitare la sosta in doppia in fila, fenomeno tanto diffuso quanto pericoloso nelle nostre città e cittadine,
-non utilizzare MAI il cellulare mentre si guida, evitando il più possibile le distrazioni (questa volta sì, ma da parte dei guidatori!)
solo per fare alcuni esempi banali quanto inapplicati.
Analogamente, da parte delle Istituzioni, si può suggerire una serie di interventi, semplici quanto efficacemente attivabili, come già avviene in tante città europee ed italiane:
– più trasporto pubblico per ridurre i mezzi privati circolanti (e quindi scontri e investimenti, ma anche migliorando la qualità dell’aria delle nostre città e, più in generale, la salute di tutti). Troppo spesso l’uso dell’auto diventa una scelta obbligata, in assenza di un servizio pubblico efficiente e capillare
– città 30, una esperienza positiva già attuata in moltissime città del mondo
-dissuasori, attraversamenti rialzati e a “isola protesa”
-eliminazione della sosta prima degli attraversamenti
– restringimento della carreggiata in generale e in particolare in prossimità degli attraversamenti.
A ciò, si potrebbe aggiungere una efficace campagna rivolta ai giovani (i destinatari dell’attuale campagna) con semplici interventi nelle scuole, promuovendo un cammino di consapevolezza. Analogamente, interventi formativi andrebbero destinati a chi si occupa di educazione, comunicazione e informazione, come gli autori di questa stessa campagna e i giornalisti, destinatari diretti, ad esempio, del bellissimo libro IL VALORE DELLE PAROLE, LA NARRAZIONE SBAGLIATA DEGLI SCONTRI STRADALI, di Stefano Guarnieri, papà di Lorenzo, ciclista vittima di violenza stradale che oramai da più di 10 anni si batte per rendere la strada uno spazio sicuro partendo da un linguaggio autentico ed equilibrato.
La strada non è di automobili, moto e camion, bensì di tutti, e ci aspettiamo che la Regione Liguria voglia ripensare la sua campagna che, a onor del vero, così com’è, risulta del tutto limitata e indirizzata al target sbagliato e che è già fin troppo consapevole dei rischi che corre quotidianamente sulle strade, sviluppando al suo posto una vera campagna che migliori la (pessima) cultura stradale delle nostre città.
Le scriventi Organizzazioni firmatarie saranno liete di poter dare il loro contributo in materia”.