Genova – Da anni il quartiere di Marassi Alta aspetta la riapertura dell’asilo Camoscio chiuso da anni per consentire lavori mai partiti e dietro una scuola che ospita centinaia di bambini e ragazzi resta in piedi l’edificio abbandonato e fatiscente del Comune di Genova.
Il “caso” dell’asilo Camoscio, chiuso anni fa per far nascere un nuovo polo didattico è approdato in consiglio comunale scatenando un vivace dibattito tra i consiglieri del Pd che chiedevano spiegazioni sui ritardi nei lavori, promessi in prossimità delle precedenti elezioni, con tanto di rassicurazioni sulle tempistiche – e mai realmente partiti e la civica amministrazione che ha spiegato solo oggi che è intervenuta una “modifica del progetto” e che presto inizieranno i lavori.
Nel mezzo decine e decine di famiglie che sono state costrette a spostare i loro figli in altre strutture quando avrebbero tranquillamente potuto proseguire e terminare un intero ciclo, dall’asilo alla scuola primaria.
I fatti risalgono ad alcuni anni fa quando, per l’ennesima volta, le proteste dei residenti avevano fatto scoppiare lo scandalo, con un edificio fatiscente, sospettato di contenere amianto e di proprietà del Comune che marciva giorno dopo giorno, nel disinteresse e nel degrado, a pochi metri da un asilo d’infanzia e a qualche decina da una scuola primaria, nel quartiere di Marassi, in salita Gerbidi.
L’edificio abbandonato aveva preso fuoco per la bravata di alcuni ragazzini e l’arrivo dei vigili del fuoco aveva fatto riemergere la vicenda ed il “caso”.
In breve era stata annunciata la partenza dei lavori “entro l’estate” ed era stato chiesto alle famiglie della zona di iscrivere i bambini ad un altro asilo perché la struttura non sarebbe stata agibile per il tempo dei lavori che – si assicurò all’epoca – dovevano durare poco.
Da allora – stiamo parlando di poco prima delle ultime elezioni amministrative – nell’area è stato visto solo un intervento di Aster per ripulire da foglie secche, arbusti e rami abbattuti dal maltempo – il giardino dell’edificio abbandonato al degrado.
Da allora del progetto non se ne è saputo più nulla, l’asilo è rimasto chiuso e i genitori dei bambini che ogni giorno vanno a scuola nelle vicinanze hanno sperato che la “teoria della finestra rotta” non sia corretta.
Oggi il “caso” dell’asilo Camoscio e, indirettamente, dell’edificio abbandonato da decenni è approdato nuovamente nell’aula rossa del Comune.
Alla riunione erano presenti rappresentanti delle famiglie che attendono da anni di veder partire i fantomatici lavori.
“E’ emerso – hanno spiegato i cittadini – che, nel frattempo, senza che nessuno si sia sentito in dovere di spiegare alla Cittadinanza cosa avveniva, il progetto è stato modificato e che ripartirà a breve. Peccato che la notizia sia stata diffusa solo ora che sono scoppiate le proteste sui social e sul web si possono ancora leggere le dichiarazioni di chi, allora, rassicurava sui tempi di attesa e di realizzazione”.
A sollevare per l’ennesima volta il “caso” Simone D’Angelo, consigliere comunale del Partito Democratico che ha chiesto lumi sui ritardi del progetto ricevendo in risposta le rassicurazioni che i lavori partiranno e presto e che il nuovo Asilo Camoscio si farà.
“Speriamo che non siano promesse come l’ultima volta – hanno replicato i residenti – e che qualcuno si degni di organizzare un’assemblea pubblica per spiegare cosa abbia impedito quantomeno di abbattere e bonificare l’edificio abbandonato al degrado da decenni e che era uno scandalo già prima dell’arrivo di questa Amministrazione”.
Il timore dei residenti è anche che le famiglie abbiano ormai “dimenticato” l’asilo e possano indirizzare i figli altrove, con il rischio che la struttura non riparta più per “mancanza di iscrizioni”.
“Era l’agosto del 2021 – spiega Simone D’Angelo – quando il vicesindaco Piciocchi – a seguito dell’approvazione del progetto da parte del Miur – prometteva una nuova scuola dell’infanzia per il quartiere di Marassi. A distanza di quasi tre anni, tuttavia, non vi è traccia alcuna del nuovo edificio per quelle che sono state definite “complessità tecniche non previste”.
“Il progetto – prosegue D’Angelo – prevedeva la demolizione totale dell’attuale asilo e la costruzione di una nuova struttura che avrebbe dovuto ospitare asilo nido, scuola dell’infanzia, sezione primavera e nuovi spazi esterni, incluso un parcheggio di servizio” ricorda il capogruppo del Pd Simone D’Angelo. “Questi interventi erano stati inseriti nel piano triennale dei lavori pubblici, condizione necessaria per concorrere al bando del Miur che ha portato a Genova 6 milioni di euro, di cui 3 milioni proprio per il progetto del Quartiere Camoscio, ai quali il Comune di Genova era chiamato ad aggiungere la cifra di 1,45 milioni di euro”.
“A quasi tre anni di distanza – prosegue ancora D’Angelo – pur di fronte al completamento di tutti gli iter progettuali e finanziari necessari per poter procedere, nulla è cambiato. L’area interessata – che dovrebbe già essere almeno in fase di avanzata costruzione – risulta ancora nello stato di degrado e abbandono che la contraddistingue da troppi anni. In un momento in cui la destra adotta come strategia contro la denatalità la lotta all’autodeterminazione delle donne, chiediamo invece che vengano messi in campo i servizi necessari a rendere il percorso genitoriale una possibilità concreta per tutti coloro che lo desiderano e non un privilegio per quei pochi che possono permettersi servizi privati”.