Genova – Il primo ricorso al Tar contro il progetto per la realizzazione dello Skymetro in Valbisagno è stato presentato. Legambiente nazionale, in collaborazione con il comitato OpposizioneSkymetro – Val Bisagno sostenibile ha presentato al Tribunale Amministrativo Regionale, competente per materia, un ampio ricorso che chiede l’annullamento di due atti ufficiali del Comune di Genova e di uno della Regione Liguria.
Per la precisione si chiede l’annullamento:
• della Determinazione Dirigenziale del Comune di Genova che, chiudendo la Conferenza dei Servizi, approva il progetto di fattibilità tecnico – economica PFTE dello Skymetro;
• del Decreto Dirigenziale della Regione Liguria che, al termine della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale – VIA, dichiara la compatibilità ambientale dell’opera;
• della Delibera del Consiglio Comunale di Genova che appone il vincolo preordinato all’esproprio su alcune proprietà private interessate dalla realizzazione dello Skymetro.
“Siamo arrivati a redigere questo ricorso e a presentarlo al TAR – scrivono i ricorrenti – grazie ai nostri avvocati e grazie alla collaborazione e alla disponibilità di Legambiente, dopo quasi due anni di lavoro ininterrotto di analisi, informazione, sensibilizzazione e richiesta di contatti e interlocuzione con la Giunta del Comune di Genova, che ha sempre scelto di ignorarci e di andare avanti senza interlocutori e senza ascolto delle forti critiche al progetto che sono arrivate da molti importanti enti istituzionali”.
“Fin dall’inizio della nostra attività – proseguono le associazioni – abbiamo chiesto di aprire un progetto di partecipazione cittadina al Comune sullo Skymetro, consapevoli del grande impatto urbanistico, sociale e ambientale che una sopraelevata di sette chilometri ha sulla Val Bisagno e sulla città intera, perché nessun quartiere è un’isola. Se distruggi la vivibilità di due circoscrizioni le conseguenze ci saranno per tutta la città, è inevitabile. Un percorso di partecipazione in cui fossero coinvolti esperti (architetti, urbanisti, ingegneri, sociologi, urbanisti, medici sociali per esempio) di diverse istituzioni e cittadini sarebbe servito a trovare delle opzioni alternative adeguate, in grado di utilizzare le risorse a disposizione per realizzare un’opera di trasporto pubblico nella Val Bisagno in grado di soddisfare gli ineludibili bisogni di mobilità pubblica con un impatto sui quartieri positivo e non devastante. Siamo stati ignorati, anche derisi, è stato creato e rafforzato un clima di contrapposizione tra l’alta e la bassa Val Bisagno, e ci siamo sentiti dire che due presentazioni pubbliche dell’opera già definita era un percorso di partecipazione”.
“Abbiamo iniziato le analisi fin dal primo insufficiente progetto preliminare dello skymetro – spiegano ancora al Comitato – Abbiamo cercato di risalire alla razionalità trasportistica e ambientale dello Skymetro, per scoprire che non erano state fatte analisi adeguate e che il vantaggio ambientale dell’opera, come descritto dal Comune stesso, è – secondo i ricorrenti “ridicolo e totalmente insufficiente, soprattutto a fronte di costi sociali altissimi”.
“Quando è uscito il PFTE – spiegano al Comitato – quello contro cui abbiamo fatto ricorso, siamo stati nei tempi insufficienti e accelerati ad arte dal Comune di Genova e dalla Regione Liguria per analizzarlo e produrre le relative nostre osservazioni critiche. Un lavoro enorme, fatto di lettura di migliaia di pagine del progetto e delle sue tavole, portato avanti dai tecnici che fanno parte del comitato e delle associazioni che ci hanno supportato come MobiGe, Legambiente, Italia Nostra, Amici di Ponte Carrega e tante altre: ingegneri, urbanisti, medici sociali, architetti, ambientalisti e studiosi dei trasporti, sociologi, project manager, avvocati. Le nostre critiche sono state confermate da importanti pareri critici di Istituzioni preposte alla salvaguardia dei territori nei loro diversi aspetti e all’analisi della bontà dei progetti di opere pubbliche”.
Sempre secondo i ricorrenti “tra tutti, l’osservazione fortemente critica del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – CSLP, che ad oggi, dopo le integrazioni fornite dal Comune, non ha ancora emesso un parere, con o senza prescrizioni, sul progetto. Nonostante questa mancata risposta il Comune e la Ragione hanno scelto, in maniera irrituale, di approvare il progetto e di chiudere la CdS e la VIA, nonostante il parere finale del CSLP debba fare parte di queste due procedure. Fortemente critiche sono state anche le osservazioni degli uffici della Soprintendenza, dell’ARPAL, degli uffici tutela del territorio e dell’ambiente di Comune e Regione. Molte di queste osservazioni hanno ricevute risposte dal Comune che si potrebbero riassumere nella formula: grazie dei vizi evidenziati, li affronteremo mentre costruiamo lo Skymetro e i suoi piloni e le sue stazioni. Quasi tutti vizi e difetti importantissimi, rimandati o ignorati, in due procedure che vedevano il progetto costantemente rimaneggiato, anche durante lo svolgersi delle procedure di valutazione, rendendo impossibile una reale e proficua valutazione dello stesso”.
Così si arriva ad oggi, dove, di fronte alla rigidità che – secondo i ricorrenti “danneggerà i nostri quartieri” – è stato presentato il ricorso al TAR deciso insieme a tutte le persone che fanno parte del comitato nelle nostre riunioni, finanziato grazie alla raccolta delle risorse collettive.
I vizi trovati nel progetto sarebbero molti e per la precisione addirittura 15 e che possiamo riassumere in due grandi aree di motivazioni del ricorso intrecciate tra loro: i vizi di tipo amministrativo, legati alle procedure di approvazione del progetto; i vizi tecnici, mancanze effettive del progetto, che ha gravi carenze e che non ha tenuto conto di molti aspetti sensibili del territorio.
All’origine di tutto – secondo chi ha presentato il ricorso – ci sarebbe un progetto carente dal punto di vista delle analisi che dovrebbero motivare la costruzione dello Skymetro: mancherebbero studi seri di valutazione del rapporto costi/benefici, tra costi sociali, paesaggistici, ambientali (principalmente la gestione dei rischi di esondazione del torrente Bisagno), di salute pubblica, contro i supposti benefici trasportistici.
Mancherebbe anche uno studio trasportistico dell’opera e del suo inserimento nella logistica e nei trasporti della città nel suo insieme; manca un confronto reale con efficienti opere alternative, che esistono. Sono tutti aspetti di un progetto di fattibilità tecnico- economica considerati indispensabili dalla legislazione sulle opera pubbliche e le loro conseguenze, e che riguardano sia gli aspetti procedurali/amministrativi che di contenuto.
Gli argomenti che espongono i ricorrenti e che pubblichiamo di seguito sono un riassunto e un elenco dei principali difetti che sarebbero propri del progetto approvato in Conferenza dei Servizi. Logicamente, solamente il giudizio del TAR ed eventualmente del grado superiore di giudizio potrà affermare la correttezza giuridica delle nostre affermazioni.
Argomenti del ricorso procedurali
• Analizzando il PUC (Piano Urbanistico Comunale) si può rilevare come nella pianificazione territoriale comunale in Val Bisagno non fosse previsto un prolungamento della metropolitana, tanto più in sopraelevata; se lo Skymetro non si trova già inserito nel PUC, sarebbe stata obbligatoria per legge effettuare una variante sostanziale del piano con relativa procedura autorizzativa di VAS – Valutazione Ambientale Strategica, che non è stata eseguita;
• dall’analisi degli atti di assenso rilasciati dagli enti che hanno analizzato il progetto durante la CdS, emerge che molte prescrizioni richiedono ulteriori approfondimenti non condotti dal Comune, anche dopo richieste di integrazione. La presentazione di un PFTE – Piano di Fattibilità Tecnico-Economica incompleto ha portato all’adozione di un’autorizzazione condizionata da moltissime prescrizioni, accompagnata dall’indicazione di ulteriori indagini successive all’autorizzazione. Di fatto è stata compromessa l’integrità del procedimento della Conferenza dei Servizi e la legittimità del provvedimento finale;
• il Comune di Genova: non ha convocato i Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente per l’autorizzazione alla costruzione ed all’esercizio di una variante all’elettrodotto di TERNA interessato dalla metropolitana; non ha ottenuto l’autorizzazione necessaria per l’impianto fotovoltaico posto al di sopra del viadotto; non ha acquisito il necessario nulla-osta tecnico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e di ANSFISA (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali); non ha acquisito l’autorizzazione monumentale in merito agli argini del Torrente Bisagno vincolati;
• manca il parere obbligatorio dei Municipi interessati, previsto dal Regolamento per il Decentramento e la Partecipazione Municipale.
Sul contenuto del progetto:
• il progetto presentato in Conferenza di Servizi non corrisponde a quello sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale e al parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Il progetto è stato integrato e modificato più volte, creando una serie di soluzioni, tra le quali non è chiaro comprendere quella effettivamente approvata;
• il progetto è incerto: sono state annunciate dal Comune diverse varianti sostanziali che verranno introdotte in corso d’opera. Sono stati annunciati, per esempio: l’eliminazione del raccordo a “S” a Brignole, lo spostamento del tracciato vicino alla scuola Firpo e una deviazione per evitare interferenze con il canale scolmatore. Queste sono solo tre delle numerose modifiche previste, in grado di ridefinire significativamente il progetto, a cui si aggiunge la cancellazione di alcune stazioni, per affrontare la carenza di finanziamenti;
• il provvedimento di approvazione del PFTE è criticabile per gravi e macroscopiche lacune che minacciano seriamente una vasta gamma di interessi pubblici e privati, in particolare ambientali e idrogeologici, che avrebbero dovuto essere affrontati nel corso del procedimento. Dal punto di vista idrogeologico mancano elementi progettuali indispensabili ai fini della tutela ambientale, ad esempio: una tavola grafica di sovrapposizione tra le fondazioni e le falde acquifere, per valutare il rischio (critico) di inquinamento della falda acquifera utilizzata anche dall’acquedotto; le modalità di scavo in alveo, comprese le verifiche di stabilità; le valutazioni sui fenomeni di infiltrazione delle fondazioni dei piloni e i dettagli realizzativi delle fondazioni, come il metodo di impermeabilizzazione; analisi delle carenze sulla stabilità dell’argine su tutta la lunghezza dell’opera a seguito dell’intervento; la valutazione delle opere di manutenzione e modifica che potrebbero essere necessarie intorno al torrente e che verrebbero impedite dallo Skymetro.
• Il PFTE dovrebbe contenere una previsione ed analisi dei costi del progetto. Ma essendo questo progetto incerto come detto prima, non esiste al suo interno un aggiornamento del quadro economico in base alle variazioni di costo derivanti dalle modifiche sostanziali e cambiamenti progettuali intervenuti nel corso della CDS: i costi reali si potranno sapere nel mentre che l’opera verrà realizzata;
• citiamo brevemente la mancanza o le misure sbagliate di molte sezioni del progetto, senza entrare nel dettaglio;
• la documentazione inerente all’analisi delle alternative possibili confronta soltanto due soluzioni alternative di trasporto rapido di massa (entrambe sopraelevate), escludendo a priori l’opzione zero, gli ulteriori tracciati possibili in viadotto, i progetti alternativi di metropolitana sviluppati su committenza dello stesso Comune di Genova in amministrazioni precedenti ed, infine, i sistemi misti, tramviari e filoviari;
• gli elaborati progettuali si riferiscono a “simulazioni”, “studi” e “macromodelli” non rinvenibili nei testi stessi e mancano dati precisi ed affidabili relativi alla situazione attuale del trasporto privato e delle emissioni. Per esempio, risultano ripetuti i dati di emissione per gli anni passati e per quelli futuri: come è possibile che le emissioni di CO2 siano invariate dal 2018 al 2056?
• gli elementi evidenziati precedentemente mettono in discussione la possibilità per il progetto dello Skymetro di rientrare nell’ambito delle opere (autorizzate dall’ultima legge regionale sul tema, Legge Regione Liguria n. 17/2023 art. 32) che possono essere edificate a meno di 10 mt. dagli argini del torrente Bisagno, nella fascia definita di inedificabilità assoluta.
L’inadeguatezza del PFTE è deducibile anche dagli assensi forniti da diverse istituzioni, nei quali il rinvio alla fase esecutiva e a procedure autorizzative autonome è una costante provocata dall’impossibilità di pronunciarsi su un progetto incompleto. L’autorizzazione conclusiva della CdS diventa così un raggruppamento di pareri ed atti di assenso delle istituzioni coinvolte, pieni di prescrizioni per le fasi successive, che non pone alcun rimedio a lacune e incertezze presenti nel progetto.
Comitati e associazioni annunciano anche che continueranno a fare quello che hanno fatto per quasi due anni: analisi, informazione, sensibilizzazione, sullo skymetro e sui temi della vivibilità urbana, della partecipazione, dell’ambiente.
“Avremmo preferito raccogliere risorse per migliorare direttamente i nostri quartieri – precisano i ricorrenti – per farci proposta di sviluppo sociale e ambientale. Per evitare uno scempio che ricadrà sui decenni a venire, sulle generazioni future che vivranno la Val Bisagno e Genova, ci siamo trovati costretti a scrivere, presentare e finanziare un ricorso. Questo è lo spazio di intervento che ci hanno lasciato, lo accettiamo come uno tra gli altri possibili, cercheremo in tutti i modi di bloccare quest’opera impattante. Lo faremo per cercare soluzioni alternative che ci diano spazio e ariosità e possibilità, invece di cementificazione, degrado e mancanza di cielo e di aria. Il ricorso è uno strumento importante, saremo costretti a farne altri, a seguire tempi e modi dei tribunali. Continueremo a seguire e a criticare questo scempio, passo dopo passo. Saremo presenti nei quartieri, in città, nelle vie e nelle case, a parlare e a confrontarsi. Abbiamo fatto un passo, ne abbiamo altri mille davanti, continueremo a farli, tutti insieme, con chi vorrà confrontarsi con noi e partecipare. Addio Skymetro, benvenute possibilità di vivere bene la nostra città”.