Genova – Entrare in un negozio di grandi dimensioni, con gli scomparti e i ripiani, i grandi frigoriferi, i carrelli e le casse con i nastri che fanno scorrere i prodotti acquistati e avere la netta sensazione di essere entrati in un Supermercato. Eppure i frequentatori del nuovo punto vendita che sta per aprire in piazza delle Erbe – nel silenzio generale prima che i quotidiani ne dessero notizia – e gestito da Grande Distribuzione Organizzata (quella delle catene dei Supermercati), tecnicamente non è un supermercato ma un “negozio di vicinato”.
Nuova benzina sul fuoco delle polemiche, da questa mattina, per il “caso” della pizzeria di piazza delle Erbe, cuore della Movida del centro storico, che sta per essere trasformata in quello che – a tutti i residenti della zona – sembra un nuovo Supermercato e che invece, secondo alcuni amministratori locali, sarebbe invece un negozio di vicinato.
“Siamo rimasti basiti – spiegano i residenti della zona – leggendo le parole riportate questa mattina da un quotidiano in edicola – e ci avvilisce essere trattati come poveretti da ammansire con il burocratese invece di persone dotate di cervello. Quello che sorgerà è un supermercato e se anche avrà speciali caratteristiche che lo rendono “diverso”, la sostanza è e resta che rischia di soffocare una serie di piccoli esercizi che sono la vera anima del quartiere e che qualcuno finge di difendere con iniziative di facciata”.
In Italia, terra di poeti e sommi scrittori, “giocare con le parole” non è certo una novità ma la differenza tra un passo della Divina Commedia e un codicillo amministrativo la capisce anche chi, a Scuola, era più solito guardare dalla finestra che ascoltare l’insegnante e così, a molti genovesi residenti nel centro storico è sembrato offensivo ricorrere all’uso dei termini tecnici per difendere un’operazione che difficilmente avrà un effetto positivo sul piccolo commercio della zona.
L’apertura di un punto vendita in grado di essere rifornito con merci gestite dalla Grande Distribuzione Organizzata, potrebbe avere un pesante contraccolpo su piccoli esercenti che, per ovvie ragioni, non possono garantire enormi acquisti alle aziende produttrici e pertanto non ottengono prezzi e condizioni di vendita altrettanto competitive.
E poiché crisi economica e abitudini di acquisti stanno già mettendo in difficoltà i negozi tradizionali, appare possibile, per non dire probabile che qualunque sia il nome tecnico del negozio, la sua apertura non sarà una buona notizia per i piccoli esercenti della zona.
Ed è pur vero che, in Italia si indica con il termine “negozio di vicinato” un punto vendita al dettaglio con superficie di vendita non superiore ai 150 m² nei comuni con popolazione residente inferiore a 10.000 abitanti oppure a 250 m² in quelli con popolazione superiore ai 10.000 abitanti ma la sostanza, agli occhi dei Cittadini, è quella di entrare in un piccolo Supermercato, qualunque sia il termine previsto dalle normative e i tecnicismi usati per definirlo.
Una sensazione che potrebbe presentarsi a tutti coloro che in autunno, entreranno nel nuovo punto vendita di piazza delle Erbe, un tempo sede di una grossa pizzeria.
“Sfidiamo chiunque a paragonare quello che sta nascendo al Besagnino o alla drogheria o, ancora, al negozio di generi alimentari dove le persone più anziane amano ancora fare gli acquisti – chiudono i residenti contrari alla nuova apertura – Vengano a dirlo pubblicamente, in una Assemblea in piazza, e vedremo cosa risponderanno i diretti interessati. Il progresso avanza e con lui anche la terminologia tecnica, specie quella del “burocratese” ma le persone, al momento, la testa la usano ancora”.