Genova – Il giorno dopo all’adunanza chiamata in piazza dai principali partiti del centro sinistra per chiedere le dimissioni del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, coinvolto nelle indagini su presunte mazzette e favori, è ancora rovente la discussione sul “risultato”. In piazza c’erano molte o poche persone? E’ la domanda che sembra infiammare la discussione tra opposte fazioni.
Di certo convocare le masse a metà luglio, in una giornata da bollino giallo e in una piazza infuocata dal sole non può essere annoverata tra le scelte strategiche più azzeccate negli ultimi anni ma non si può negare – e non lo negano neppure gli oppositori – che metà della piazza (quella in ombra) fosse strapiena. Pochi o tanti che fossero, i genovesi hanno risposto e la presenza dei leader nazionali dei principali partiti del centro sinistra ha comunque ottenuto un risultato che non può passare inosservato.
Del resto l’unica alternativa sarebbe convocare una “contro manifestazione”, con analoga concentrazione di leader di partito, ma del centro destra, e vedere se la piazza si riempirebbe di più o di meno.
E’ certamente vero che gli organizzatori si aspettavano una mobilitazione ancora più massiccia ma il commento finale dovrebbe avvenire “dopo” la chiamata alle urne elettorali perché è lì che, democraticamente, si esprime il volere dei Cittadini.
La discussione sui numeri, le foto pubblicate sui social con punti di ripresa “favorevoli” o “impietosi” possono animare discussioni sotto l’ombrellone ma, di certo, non dicono nulla sulle reali intenzioni dei Liguri e sul giudizio che viene dato su quanto sta avvenendo.
Da una parte si continuerà a pensare che gli arresti siano una manovra politica di una magistratura politicizzata, volta a spezzare una lunga catena di consensi che altrimenti non si sarebbe mai interrotta e dall’altra parte si continuerà a pensare che finalmente le indagini fanno luce su un sistema politico-economico legato al “malaffare”.
Sotto il profilo democratico e secondo la Giustizia italiana, concetti che ci si augura siano “condivisi”, è in atto una indagine che porterà ad una valutazione di giudici sino al terzo grado di giudizio e solo allora, a pieno titolo, si potrà parlare di colpevolezza o di innocenza.
Resta da stabilire – e non è qualunquismo – quale peso abbia la diatriba sulla vita dei Liguri, alle prese con crisi economica, difficoltà a prenotare un esame medico e con il rialzo dei prezzi.
“Capirlo” consentirà la vittoria alle prossime elezioni, di qualunque genere si trattino.